La collezione di arte aborigena australiana, parte della Luciano Benetton Collection, ha il merito di aver avviato un processo di ricerca volto a indagare la vita artistica, culturale e sociale degli artisti e delle comunità principali che formano ciò che in Australia viene chiamato arte aborigena. All’interno di questa collezione, che è rappresentativa di alcuni artisti e delle loro comunità, risaltano la vivacità e la vitalità presenti ovunque si trovino degli aborigeni, anche dove la rimozione o lo spostamento delle comunità hanno causato un’esperienza di diaspora.
Per fare onore a questa collezione e alle opere che la compongono, la mostra Terra Incognita, espressione che rimanda a quella “terra australe sconosciuta” di cui si postulava l’esistenza per bilanciare il peso del continente euro-asiatico, è concepita in modo che tutti gli artisti che vi hanno partecipato siano presenti in mostra. Agli occhi del visitatore si offre quindi una grande installazione a terra composta da 228 tele dipinte, a comporre un paesaggio vibrante di colori, da osservare dall’alto e da una certa distanza, come si conviene agli spazi sacri, e ai luoghi a cui ci si avvicina con rispetto. Un paesaggio che è composto da diverse esperienze ed espressioni, che non esclude nessuno, ma neppure nega la possibilità di auto-escludersi.
È proprio per questo, e per far sì che questa raccolta possa rappresentare i diversi percorsi degli artisti aborigeni, che è presente in mostra anche una selezione di riproduzioni di opere d’arte di artisti influenti storicamente e importanti sia a livello locale che internazionale, come evocazioni cartacee di opere altrimenti assenti.
Vorremmo incoraggiare questa collezione a crescere ancora, e a coltivare il suo rapporto con le persone aborigene. L’intento di questa mostra è quello di celebrare le diverse espressioni figurative della pittura aborigena anche riempiendo i vuoti, per riconoscere, così facendo, l’esistenza stessa di quella che è a lungo sembrata terra incognita.
Durante la riflessione iniziale attorno alla realizzazione di una mostra all’interno della Chiesa di San Teonisto, abbiamo apprezzato che il focus della collezione sia stato inizialmente circoscritto: quasi come l’immagine precisa restituita da un telescopio che rende visibile una porzione della bellezza e della rilevanza della vita aborigena.
C’è, naturalmente, molto di più da poter far conoscere al pubblico italiano quando si parla di arte contemporanea e di espressione dell’esperienza aborigena, e magari questa terra incognita sarà l’occasione per esplorare anche territori sociali, ambiti politici e il paesaggio culturale di cui fanno esperienza le comunità aborigene in tutta l’Australia. Per citare Luciano Benetton (2016), questa collezione di dipinti è vista come “da un passato che pare futuro. Una collezione da guardare ricordando Malraux: ‘il solo linguaggio della pittura è la pittura’”.
Questa mostra e le molte conversazioni avute nelle sue fasi di realizzazione non fanno che riportare continuamente a un amore condiviso per questi dipinti e per gli artisti che li hanno realizzati. Ci auguriamo che questa mostra contribuisca a far apprezzare il lavoro degli artisti aborigeni contemporanei. Il nostro approccio intende riportare tutta l’attenzione sugli artisti che hanno creato le opere, quelle in collezione e quelle qui riprodotte, e vuole indicare alcune potenziali conversazioni future.
D Harding è nato a Moranbah, Australia, nel 1982 e attualmente vive a Brisbane, Australia. Harding lavora con un gran numero di media per esplorare il linguaggio visivo e sociale delle comunità di cui fa parte, come continuum culturale. Di origine Bidjara, Ghungalu e Garingbal, attinge alla spiritualità e alla filosofia delle sue culture di origine e ne mantiene l’identità e la sensibilità, pur all’interno del contesto dell’arte contemporanea internazionale.
Al lavoro di Harding sono state dedicate mostre individuali al Monash University
Museum of Art, Melbourne (2021); Govett-Brewster Art Gallery, New Plymouth (2021);Gertrude Contemporary, Melbourne (2019); Institute of Modern Art, Brisbane (2019,2015); e Milani Gallery, Brisbane (2019, 2018, 2017, 2016). Le sue opere sono inoltre state esposte in mostre collettive in Australia e non, quali presso la Tate Modern, Londra (2021); Museum of Contemporary Art Tokyo (2020); PAC Milano, Milano (2019); Lyon Biennial, Lione, Francia (2019); Sharjah Art Foundation, Sharjah, UAE (2019); Tensta Konsthall, Stoccolma (2018); Liverpool Biennial (2018); TarraWarra Biennial (2018); Documenta 14, Atene and Kassel (2017); The National: New Australian Art, Art Gallery of New South Wales, Sydney (2017); Defying Empire: 3rd National Indigenous Art Triennial, National Gallery of Australia, Canberra (2017).
Il suo lavoro è entrato a far parte di diverse collezioni incluse quelle della Art Institute of Chicago; Tate Modern, Londra; Griffith University Art Collection, Brisbane; Queensland Art Gallery ǀ Gallery of Modern Art, Brisbane; University of Queensland Art Museum, Brisbane; Museum of Contemporary Art Australia, Sydney; Art Gallery of New South Wales, Sydney; e National Gallery of Australia, Canberra.
Nel luglio 2019 Harding ha conseguito un Dottorato in Arti Visive presso il Queensland College of Arts, Griffith University. È ora Assegnista di Ricerca al Queensland College of Arts.