Il gruppo Logomotives, fondato nel 1983 da Sarenco, si costituisce come “un’internazionale dell’intelligenza” che rilancia la sfida della poesia visiva durante gli anni Ottanta, il decennio che vede un generale affievolirsi delle lotte socio- politiche e, in arte, un ritorno alla pittura con la Transavanguardia. Citando gli studi di McLuhan sui media come strumenti dell’ideologia, quelli di Debord sulla società dello spettacolo e quelli di Baudrillard sui simulacri, i Logomotives, che includono Arias-Misson, Blaine, Bory, De Vree, Miccini, Verdi e Sarenco, propongono un lavoro sul linguaggio, sulla parola e sul logos come macchina che mette le parole in movimento.
La opere del collettivo Logomotives presenti a Poetic Boom Boom sono una ricognizione sull’opera di ciascun membro del gruppo: Revolutie e De malen des contestatie di De Vree, Segni nello spazio e Cut-Up A di Verdi, mostrano ancora l’influenza della poesia concreta. Bory con L’éternité mostra la sublimazione dell’oggetto per antonomasia usato dai poeti: la macchina per scrivere. Blaine presenta una dissoluzione dell’alfabeto con Mon premier abécédaire, mentre Miccini illustra nel suo collage Basta un colpo… la singlossia, caratteristica principale della Poesia visiva.
Giovanni Francesco Silvano Verdi di Belmont è stato un poeta, pittore, saggista e professore di filosofia. Verdi ha sperimentato con la letteratura sin dagli anni Cinquanta ricercando formule visive e sonore per un uso della parola inedito e originale. Fra il 1966 e il 1967 ha organizzato, assieme a Arrigo Lora Totino e Adriano Spatola, le prime mostre di poesia concreta in Italia. Ha scritto numerose opere di poesia lineare e di saggistica.