Artista

Giuseppe Di Liberto

Sull’idea di identità vana (panopticon)

2021, Gesso, rete metallica, luce con tubo fluorescente, cartello. Courtesy l’artista

Sull’idea di identità vana (panopticon) è l’installazione site specific concepita da Giuseppe Di Liberto. La sua ricerca si focalizza sugli apparati di controllo e addomesticamento di corpi e menti; rifacendosi agli studi di biopolitica di Foucault, Di Liberto esamina una serie di meccanismi psicologici di assoggettamento tipici dei luoghi di prigionia.

All’interno della cella è presente una scultura in gesso, come simulacro di un individuo di cui rimangono solo i vestiti impilati. L’annullamento identitario applicato dall’ambiente carcerario è ribadito dalla grata metallica che ribassa il soffitto e obbliga il visitatore a una fruizione scomoda dell’opera. All’esterno della cella un cartello di pericolo avverte del rischio di ricevere una scossa elettrica se si tocca la grata; con questo Di Liberto vuole evidenziare come il meccanismo di controllo abbia origine da un condizionamento mentale, prima ancora che fisico. L’unica relazione tra esterno e interno è la porta d’ingresso in legno, confine visibile fra libertà e prigionia, tra bios e thanatos.

Giuseppe Di Liberto (Palermo, 1996). Studia Arti Visive allo Iuav, Venezia, attualmente è in residenza a Bevilacqua La Masa. Il suo lavoro è stato presentato recentemente a APlusA Gallery, Venezia (2020); Ex Ospedale degli Incurabili, Venezia (2019); Haus der Kunst (Verein Dusseldorf-Palermo), Cantieri Culturali alla Zisa, Palermo;  Spazio Y in collaborazione con Bridge Art (Border Crossing), durante MANIFESTA 12, Palermo (2018); Venti Contemporanei, festival di arte contemporanea (2018); La Valletta Capitale della Cultura Europea 2018, Malta. 

Sull’idea di identità vana (panopticon)

2021, Gesso, rete metallica, luce con tubo fluorescente, cartello. Courtesy l’artista

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