Il gruppo Logomotives, fondato nel 1983 da Sarenco, si costituisce come “un’internazionale dell’intelligenza” che rilancia la sfida della poesia visiva durante gli anni Ottanta, il decennio che vede un generale affievolirsi delle lotte socio- politiche e, in arte, un ritorno alla pittura con la Transavanguardia. Citando gli studi di McLuhan sui media come strumenti dell’ideologia, quelli di Debord sulla società dello spettacolo e quelli di Baudrillard sui simulacri, i Logomotives, che includono Arias-Misson, Blaine, Bory, De Vree, Miccini, Verdi e Sarenco, propongono un lavoro sul linguaggio, sulla parola e sul logos come macchina che mette le parole in movimento.
La opere del collettivo Logomotives presenti a Poetic Boom Boom sono una ricognizione sull’opera di ciascun membro del gruppo: Revolutie e De malen des contestatie di De Vree, Segni nello spazio e Cut-Up A di Verdi, mostrano ancora l’influenza della poesia concreta. Bory con L’éternité mostra la sublimazione dell’oggetto per antonomasia usato dai poeti: la macchina per scrivere. Blaine presenta una dissoluzione dell’alfabeto con Mon premier abécédaire, mentre Miccini illustra nel suo collage Basta un colpo… la singlossia, caratteristica principale della Poesia visiva.
Jean-Francois Bory vive e lavora a Parigi. La ricerca di Bory parte dall’ambito letterario ma con gli anni Sessanta inizia a rivolgersi alla poesia visiva e sonora. Nel corso del decennio Bory pubblica numerosi libri d’artista, caratterizzati da un attento lavoro sulla grafica, sull’impaginazione e la composizione. Dirige, assieme a Julien Blaine, le riviste Approches e L’Humidité. La sua produzione artistica si concentra soprattutto sulla rielaborazione di macchine per scrivere e di collage. Parallelamente alla creazione artistica continua un’intensa attività critica e letteraria; è autore di un libro su Raoul Hausmann, di due volumi su Nadar e di un’opera riguardante i disegni di Victor Hugo.