Kiki Smith

Nelle sue opere, Smith descrive una “cosmografia contemporanea” che disegna un percorso di riflessione e invita a soffermarsi sulla vulnerabilità della condizione umana rispetto alla complessità della vita.

Sia la scultura che le quattro calcografie adottano la forza della ripetizione narrativa e simbolica e traggono ispirazione dall’immaginario visivo del passato, attingendo da illustrazioni anatomiche, naturali e scientifiche del XVIII secolo ma anche da immagini di reliquie, memento mori, elementi del folklore, la mitologia, l’iconografia bizantina, le pale d’altare medievali e le rappresentazioni del mondo animale. Le opere si inseriscono così nel dibattito attuale su come sia cambiata la percezione della vita e in che termini – anche a seguito della diffusione della pandemia Covid-19 – si stiano evolvendo concetti come l’identità, il rapporto tra il corpo e il mondo e tra l’uomo e la natura. Afferma l’artista: “Siamo parte del mondo naturale e la nostra identità è completamente legata al rapporto con il nostro habitat e gli animali”.

Kiki Smith (Norimberga, Germania, 1954). Vive e lavora a New York, Stati Uniti. È stata protagonista di oltre 150 mostre monografiche in tutto il mondo ed è ritenuta oggi una dei più importanti artisti americani viventi. Ha partecipato a cinque Biennali di Venezia, è membro dell’American Academy of Arts and Letters, American Academy of Arts and Sciences, e della Royal Academy of Arts, Londra. Smith ha vinto nel 2009 la Edward MacDowell Medal; nel 2010 Nelson A. Rockefeller Award; nel 2013 U.S. Department of State Medal of Arts; e nel 2016 Lifetime Achievement Award dall’International Sculpture Center. È professoressa a contratto alla Columbia University di New York.