Igloo di Giap è il primo degli oltre cento igloo che Mario Merz realizzerà durante la sua lunga carriera. Cifra iconica di Merz, l’igloo rappresenta molti simboli: dall’abitare nomadico e temporaneo, arcaico ma anche contemporaneo, alla metafora del cosmo in cui gli opposti coesistono. Ogni igloo ha materiali ed elementi diversi a seconda del luogo in cui viene realizzato, così che lo stesso igloo non si può ripetere due volte. Esposto nel 1968 in una mostra collettiva a Roma, Igloo di Giap è costituito da una struttura in metallo su cui vengono apposti pani d’argilla e un neon che riporta, con la grafia dell’artista, una celebre frase del generale vietnamita Võ Nguyên Giáp: “Se il nemico si concentra perde terreno se si disperde perde forza”. La frase, per essere letta per intero, obbliga lo spettatore a compiere tre giri attorno all’igloo in un moto circolare che richiama la spirale, altra sua cifra stilistica, e traduce la concezione di Merz della realtà come campo processuale dove l’energia si concentra e si espande secondo i ritmi del vivente e del cosmo. Riguardo a quest’opera, l’artista affermava infatti: “L’idea è rotonda. Guardate come l’idea del generale si neutralizza. Se segui il detto, ritorni al suo inizio e vedi come si arrotola e placa. Non c’è né chiarificazione, né logica, né progresso. È una forza dinamica contenuta.”
Mario Merz (1925, Milano, Italia – 2003, Milano, Italia), artista di fama internazionale, tiene la sua prima mostra personale presso la Galleria La Bussola a Torino nel 1954. Influenzato dell’informale e dell’Espressionismo astratto, Merz lavora al superamento dei confini tra pittura e scultura. Inserito nella corrente dell’Arte Povera da Germano Celant partecipa alle prime mostre del gruppo. Risale al 1972 la prima personale negli Stati Uniti presso il Walker Art Center, Minneapolis; importanti retrospettive si sono susseguite poi presso Museum Folkwang, Essen, Stedelijk van Abbemuseum Eindhoven (1979); Whitechapel, Londra (1980); ARC/Musée d’Art Moderne de la Ville, Parigi; Kunsthalle, Basilea (1981); Moderna Museet, Stoccolma; Palazzo dei Congressi, San Marino (1983); Kunsthaus Zurigo (1985). Tra le importanti mostre collettive partecipa a: Biennali di Sydney (1979), a Documenta (1972, 1977, 1982, 1992), Biennale di Venezia (1976, 1978, 1995, 1997). Riceve una laurea honoris causa dal Dams di Bologna (2001), e nel 2003 gli viene conferito il Praemium Imperiale dalla Japan Art Association.