Ran Slavin

Battlefields (Campi di battaglia) è un’installazione video a tre canali che esplora, attraverso i video ripresi da droni, cinque siti militari segnati da esercitazioni di combattimento con i loro ruderi e detriti. A queste cicatrici sulla superficie terrestre Ran Slavin contrappone le sinuosità dell’anatomia umana. Pilotati in centri militari a migliaia di chilometri dai loro obiettivi, i droni sono oggi uno strumento militare dalla precisione chirurgica, e costituiscono l’esempio più esplicito della trasformazione del fare la guerra nel XXI secolo. I tre maggiori produttori di droni sono Stati Uniti, Cina e Israele, ed è quest’ultima nazione a esserne la più grande esportatrice e fra le prime ad utilizzarli militarmente, già nella guerra dello Yom Kippur nel 1973. Nel video Slavin esplora i ruderi rimasti sui campi di battaglia e, attraverso la visione artificiale del drone, girovaga fra queste rovine, testimonianze tangibili della follia della guerra. Questo paesaggio martoriato è in contrasto con le riprese di un corpo femminile, che, suggerisce Slavin, è stato parallelamente sfruttato e abusato dagli uomini. Battlefield diviene così una elegia sulla guerra, sull’amore e sul dolore.