I War Rugs, o tappeti di guerra, sono una testimonianza della maestria degli artisti orientali nel narrare la storia anche attraverso oggetti d’uso comune. Questi artefatti, le cui origini rimangono ancora in gran parte da indagare, hanno goduto di una significativa diffusione anche fuori dall’Afghanistan. I War Rugs sono vere e proprie opere d’arte per la loro valenza estetica, etica e sociale; sulla loro superficie si addensa un ampio repertorio di “visioni del potere” che mette in scena i rapporti di forza tra gli Stati, specialmente in un Afghanistan dilaniato da decenni di invasioni e guerre civili. Creati in un contesto di guerra, questi tappeti in cui compaiono costantemente le armi, possono indicare la strada verso una cultura di pace, in cui i confini degli Stati, tema centrale nelle vertenze territoriali, anziché venir profanati, possano essere pacificamente attraversati per esplorare spazi e condividere culture. Il tema dei confini è più che mai attuale alla luce della guerra scatenata dalla Russia contro l’Ucraina. Sappiamo già che, indipendentemente dall’esito militare, difficilmente si potrà parlare di un qualche successo, quando la violenza, oltre alle migliaia di vittime causate dagli scontri, si riversa sulla popolazione civile lasciando incancellabili traumi e macerie. Il confine è una convenzione che separa e divide, ma che allo stesso tempo istituisce un’appartenenza che garantisce protezione; mentre la guerra, ogni guerra, profanando il confine, vìola qualsiasi forma di processo identitario.
La Fondazione Sergio Poggianella viene creata da Sergio Poggianella nel 2013 a Rovereto e ha come scopo la gestione, conservazione e valorizzazione delle oltre tremila opere d’arte e manufatti collezionati dal fondatore lungo la sua carriera di gallerista e curatore. Del patrimonio raccolto da Poggianella fa parte anche la biblioteca specialistica con oltre cinquemila volumi di scienze antropologiche, di arte moderna e contemporanea, l’archivio personale, le raccolte fotografiche e documentari di viaggio.
Testi di Sergio Poggianella