Join the Dots/Unire le distanze è una mostra collettiva che porta al Salone degli Incanti di Trieste 40 Imago Mundi Collection nella più grande esposizione mai realizzata sino ad oggi. La mostra presenta 6.354 voci che riflettono in modo critico sulla complessità del contesto attuale, esplorando vari aspetti della società attraverso tematiche sociali, politiche, economiche e ambientali.
Fondazione Imago Mundi
La chiave per interpretare questa particolare selezione di Imago Mundi Collection è suggerita dal famoso gioco per bambini in cui, unendo dei punti, si tracciano linee per disegnare una figura. Join the Dots/Unire le distanze è quindi una metafora che parla della capacità, e a volte dell’incapacità, di associare un’idea a un’altra e di creare un’immagine d’insieme.
Nelle sue teorie sulla proiezione di relazioni virtuali, lo psicologo Reuven Feuerstein (1921–2014) ha usato l’esercizio di unire i punti come strumento per sviluppare le abilità di pensiero, creando quindi un modello che si può applicare in molti ambiti per favorire la comprensione della complessità del mondo.
Per Imago Mundi Collection, questo gioco funziona come una bussola: suggerisce nuovi itinerari e traccia percorsi tra diversi punti su una mappa, creando relazioni tra persone, idee e avvenimenti. La città di Trieste, emblematico crocevia di civiltà, culture e storia, diventa così il centro di un’area significativa che include artisti da tre diversi continenti. Punto saliente idealmente attraversato da infinite linee, la mostra mette in discussione le relazioni tra il centro e la periferia, per stabilirne di nuove.
Join the Dots/Unire le distanze è pensata come work in progress. Durante il corso dell’esposizione, alle Imago Mundi Collection si affiancheranno installazioni, interventi artistici ed eventi realizzati in collaborazione con diversi partner, per suscitare una riflessione su tre temi: il rapporto tra identità e alterità, la relazione tra natura e progresso e quella tra materiale e immateriale. La mostra si trasforma quindi in laboratorio dedicato alla diversità culturali che caratterizzano il particolare spazio comune creato al Salone degli Incanti.
Lungo tutta la durata della mostra gli interventi di tre artisti arricchiranno Join the Dots/Unire le distanze con le loro opere: Jean Christophe Norman, Algis Kasparavičius e Peter Sandbichler.
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