Mostra e performance

"Stitches on the Body of Freedom" a Treviso. L'arte della protesta iraniana

Fondazione Imago Mundi, da sempre attenta all’attualità e ai temi più cruciali che investono il mondo, a partire dall’ottobre 2022 ha ideato una serie di iniziative artistiche per dare voce al popolo iraniano e in particolare alle donne iraniane che, a rischio della propria vita, agiscono per rivendicare diritti umani fondamentali e universali.

Treviso: Gallerie delle Prigioni e Ca' Scarpa

A cura di Fondazione Imago Mundi

25 novembre - 11 dicembre 2022

Gallerie delle Prigioni: mostra "Stitches on the Body of Freedom"

Venerdì 15:00-18:00. Sabato e domenica 10:00-18:00

25-27 novembre 2022

Ca' Scarpa: Performance partecipativa "Stitches on the Body of Freedom"

23 novembre 2022

Ca' Scarpa: Conferenza "Donna, vita, libertà"

19 ottobre - 21 novembre 2022

Dirette online "Baraye: voices from Contemporary Iran"

23 ottobre 2022

Copertina de "la Lettura" con Niyaz Azadikhah

A cura di

Fondazione Imago Mundi

25, 26 e 27 novembre. "Stitches on the Body of Freedom": la performance a Ca' Scarpa

Venerdì 25, sabato 26 e domenica 27 novembre a Ca’ Scarpa (Treviso), potete prendere parte in prima persona alla performance dellɜ artistɜ iranianɜ Niyaz Azadikhah e Alireza Shojaian, intitolata Stitches on the Body of Freedom (Suture sul corpo della libertà).

In cosa consiste la performance?

Realizzata per la prima volta nella strada antistante al Centre Pompidou di Parigi con il titolo Suture sur le corps de la liberté e in un secondo momento, sabato 15 ottobre, all’interno dell’istituzione stessa, la performance prevede la partecipazione del pubblico anche nella sua versione italiana, che Fondazione Imago Mundi ha organizzato venerdì 25, sabato 26 e domenica 27 novembre a Treviso, presso Ca’ Scarpa. La performance consiste nel tessere su un nuovo drappo le ciocche di capelli tagliate e donate dallɜ visitatorɜ a Treviso e spedite allɜ due artistɜ da tutto il mondo, ricalcando lo slogan “Donna Vita Libertà”, stavolta scritto in lingua italiana. Il drappo francese è già stato concluso e sarà esposto alle spalle dellɜ due artisɜ per tre giorni durante la performance e in seguito al terzo piano della nostra sede espositiva delle Gallerie delle Prigioni, in piazza Duomo 20.

[Foto di Anna Chiara Venturini e Tareck Raffoul]

La performance nasce dalla collaborazione dellɜ due artistɜ Niyaz Azadikhah e Alireza Shojaian che hanno lasciato l’Iran per Parigi a causa della censura praticata dal regime iraniano contro la libera espressione artistica e in particolare contro le opere, come le loro, che sono espressione dei temi propri del femminismo intersezionale e della lotta alla società patriarcale. Essendo rispettivamente Niyaz Azadikhah un’artista e Alireza Shojaian un artista queer, l’arte rimane la loro unica salvezza, come hanno spiegato entrambɜ. Vogliono essere portavoci di milioni di persone che stanno protestando in Iran contro il regime: l’arte diventa così un modo per amplificare la voce di protesta del popolo iraniano, portandola anche oltre i confini dell’Iran. Infatti, come spiega Niyaz Azadikhah, la società patriarcale è ancora presente in tutto il mondo, quindi la voce dei movimenti di protesta iraniani rappresenta la voce di tutte le persone discriminate: non solo donne cisgender, ma anche tutte le persone LGBTQUIAP+, le persone non bianche, le persone con disabilità etc.

Cosa significa lo slogan “Donna Vita Libertà”?

“Donna Vita Libertà”, in lingua originale “Zan Zendegi Azadi”, è lo slogan più usato durante le proteste iniziate in Iran a seguito dell’uccisione della ventunenne Mahsa Amini per mano della cosiddetta “polizia morale”, punita per non aver indossato l’hijab in modo corretto. 

Questo slogan di libertà rappresenta ciò in cui il popolo iraniano si identifica attraverso le proteste, ciò che le persone vogliono per sé, e dà loro molta speranza: la conquista della libertà delle donne porta alla liberazione anche di tutte le altre persone discriminate, come spiega Alireza Shojaian, perchè il regime iraniano e la società patriarcale controlla e punisce in misura maggiore i corpi e la vita delle donne e di tutte persone LGBTQIAP+.

Perchè tagliarsi una ciocca di capelli? Perchè cucirli sul telo?

Come spiegano lɜ due artistɜ, “in Iran è sempre esistita la tradizione di tagliarsi i capelli in un momento di lutto e di dolore. Ma dopo la tragica morte di Mahsa Amini per mano della polizia morale, il taglio dei capelli è divenuto un simbolo di resistenza, un gesto di solidarietà e di empatia in tutto il mondo.”

“Chi si taglia e dona i propri capelli per contribuire alla realizzazione di questa performance è come se accettasse di dare parte del proprio corpo, di partecipare attraverso la propria identità, proprio per aiutare le persone che vorrebbero vivere liberamente la propria vera identità”. 

Attraverso dei punti “di sutura” fatti con un filo rosso, lɜ due artistɜ cuciono i capelli donati intorno allo slogan “Donna Vita Libertà” scritto sul telo: legando i capelli di varie persone, che rappresentano una varietà di identità, a uno slogan di libertà, desiderano guarire e ricucire metaforicamente le ferite dei corpi delle persone in rivolta che in Iran stanno venendo sfregiati, picchiati e uccisi dal brutale regime al potere, con la speranza di consegnare alla prossima generazione la libertà di essere liberamente se stessɜ all’interno del proprio Paese senza essere costrettɜ ad andarsene.

25 novembre - 11 dicembre. "Stitches on the Body of Freedom": la mostra alle Gallerie delle Prigioni

Al terzo piano delle Gallerie delle Prigioni sono esposti per tre weekend da venerdì 25 novembre fino a domenica 11 dicembre (data di chiusura anche delle altre due mostre in corso L’Europa non cade dal cielo e Ouverture):

  • Stitches on the Body of Freedom (versione francese, 2022): il primo drappo realizzato dallɜ artistɜ iranianɜ Niyaz Azadikhah e Alireza Shojaian durante la performance a Parigi prima fuori e poi dentro il Centre Pompidou, caratterizzato dai capelli donati e cuciti con un filo rosso intorno alla scritta “Femme Vie Liberté”
  • Stitches on the Body of Freedom (versione italiana, 2022): il secondo drappo realizzato, nella versione in lingua italiana, durante la performance ospitata a Treviso dal 25 al 27 novembre, caratterizzato dalla scritta “Donna Vita Libertà”
  • altre 3 opere realizzate con fili cuciti su tessuto da Niyaz Azadikhah: Uncle (Zio, 2019), Essence of Being (L’essenza dell’essere, 2020) e Memories of a Table (Ricordi di un tavolo, 2020)

I punti ricamati da Niyaz Azadikhah su tessuto agiscono come una matita che disegna sulla carta, diventando un mezzo espressivo per riflettere sulla quotidianità, esplorando le emozioni e le storie personali delle persone e trasformandole in storie cucite. La narrazione orale prende così la forma di un disegno visivo.

L’artista stessa spiega: “Mi ispirano le vicende emotive delle persone. Paura, amore, memorie infantili, confessioni, abusi, tabù culturali e traumi che condizionano le nostre vite e le circostanze in cui siamo natɜ stanno alla base della mia pratica”.

I punti di ricamo diventano così dei punti di sutura per guarire le ferite di corpi delle persone, in particolare donne e queer (centrali nei suoi lavori anche in video animazione), “rimediando ai traumi emotivi di queste storie, cucendoli in delicate rivisitazioni che toccano le corde del nostro cuore”.

Niyaz Azadikhah (1984, Teheran) vive e lavora a Parigi. È un’artista multimediale. Le sue opere sono state esposte in numerose mostre come al Museo d’Arte Contemporanea di Barcellona (MACBA, 2018), alla Galerie Utopia (Berlino, 2014), alla Jorjani Gallery (Teheran, 2013), al Palais de Tokyo (Parigi, 2012) e alla Galleria Isabelle Van Den Eynde (Dubai, 2011).
Niyaz Azadikhah è anche parte della Imago Mundi Collection e ha realizzato, con la nostra collaborazione, un’opera per la copertina de la Lettura del Corriere della Sera pubblicata il 23 ottobre 2022, e infine è stata protagonista di una video intervista in diretta sul nostro account Instagram.

Alireza Shojaian (1988, Teheran) vive e lavora a Parigi. Il suo lavoro mira a combattere i pregiudizi della società contro le persone LGBTQIAP+ e a dare spazio alle identità maschili non eteronormative. Il suo lavoro riflette sulla storia queer dell’Asia occidentale, sul contesto attuale e sulle sue esperienze personali; la sua arte lo ha costretto a lasciare l’Iran nel 2016.
Ha studiato Belle Arti presso la Azad University of Art and Architecture di Teheran dal 2010 al 2016. Ha tenuto tre mostre personali a Beirut (2017; 2018) e Parigi (2022). È stato artista in residenza presso l’Académie des Beaux-Arts (La Villa Dufraine 2019-2020), (Le Chateau de Lourmarin 2021). Attualmente espone in una mostra collettiva all’Institut du Monde Arabe (Parigi, 2022-2023); ha esposto anche presso Nouchin Pahlavan Gallery (2022, Parigi); Flux Factory (2018, New York); French Institute (2017, Beirut).

23 novembre. "Donna, vita, libertà": incontro con la giornalista Gabriella Colarusso e Pejman Abdolmohammadi a Ca' Scarpa

A Ca’ Scarpa (Treviso) mercoledì 23 novembre, alle ore 18:30, si è tenuto l’incontro pubblico “Donna, vita, libertà. Zan Zendegi Azadi“.

L’incontro pubblico è tenuto da Gabriella Colarusso, giornalista di Esteri de la Repubblica, esperta di Iran, e Pejman Abdolmohammadi, docente di storia e relazioni internazionali del Medio Oriente all’Università di Trento.

La grande rivolta in corso in Iran è stata al centro dell’incontro pubblico organizzato presso l’Auditorium di Ca’ Scarpa (Treviso, via Canova 11). La rivoluzione delle donne iraniane è cominciata il 16 settembre scorso quando una giovane donna curda, Mahsa Amini, è stata uccisa dalla cosiddetta polizia morale. Le proteste che ne sono scaturite hanno dato vita a un movimento spontaneo e diffuso nel Paese, che chiede diritti umani e civili, libertà politiche e la fine del sistema della Repubblica Islamica.

A guidare la rivolta generazionale, cominciata il 16 settembre 2022 quando la giovane donna curda Mahsa Amini è stata uccisa dalla cosiddetta polizia morale, sono le donne, spesso giovani, come lo era Mahsa Amini, e i giovani: donne e uomini di 15, 18 20 anni, la generazione Z cresciuta scambiandosi contenuti, idee, esperienze attraverso le reti sociali e aspirano ad avere le stesse libertà consentite ai loro coetanei in altre parti del mondo: la libertà di parlare, di dissentire, di baciarsi in pubblico o di ballare.

La risposta delle autorità alle proteste è stata la repressione: almeno 340 persone sono state uccise, in alcune città le manifestazioni sono degenerate in scontri violenti, più di 14mila persone sono state arrestate. Il sistema ha reagito con il pugno duro alla propria crisi di legittimità. Ma dove può arrivare questa rivoluzione femminile e generazionale? Guarda la registrazione dell’evento per scoprire di più.

La registrazione della conferenza con Gabriella Colarusso e Pejman Abdolmohammadi a Treviso

19 ottobre - 21 novembre. "Baraye: voices from Contemporary Iran": una serie di dirette sul nostro canale Instagram

Per conoscere l’arte iraniana della protesta e prendere coscienza dell’attuale situazione direttamente attraverso le voci delle artiste e degli artisti iranianɜ della Imago Mundi Collection, dal 19 ottobre al 21 novembre abbiamo ideato una serie di diretta sul nostro account Instagram @fondazioneimagomundi, intitolata “Baraye: voices from Contemporary Iran”.

19 ottobre: diretta con Farsam Sangini
28 ottobre: diretta con Golnar Adili
3 novembre: diretta con Mona Hakimi-Schüler
9 novembre: diretta con Niyaz Azadikhah
10 novembre: diretta con Ardeshir Tabrizi
21 novembre: diretta con Neda Razaravipour prima parte / diretta con Neda Razaravipour seconda parte

23 ottobre. Copertina de "la Lettura" del Corriere della Sera con l'artista Niyaz Azadikhah

La copertina de la Lettura del Corriere della Sera pubblicata domenica 23 ottobre 2022, a cura della Fondazione Imago Mundi, presenta l’opera a firma dell’artista iraniana Niyaz Azadikhah, parte della Imago Mundi Collection dal 2014.

Perché Niyaz Azadikhah (Teheran, 1984) ha dipinto la figura di un ragazzo col reggiseno? E’ lei stessa a dirlo: “Penso che le recenti proteste in Iran, riguardino la libertà di tuttɜ: donne e queer. E’ una lotta contro il sistema patriarcale. Così, simbolicamente, ho dipinto uno dei miei amici. Ma col reggiseno”. L’artista più che dare vita a una provocazione pittorica ha voluto realizzare una testimonianza di impegno civile carica di una significativa valenza politica. 

Treviso: Gallerie delle Prigioni e Ca' Scarpa

A cura di Fondazione Imago Mundi

25 novembre - 11 dicembre 2022

Gallerie delle Prigioni: mostra "Stitches on the Body of Freedom"

Venerdì 15:00-18:00. Sabato e domenica 10:00-18:00

25-27 novembre 2022

Ca' Scarpa: Performance partecipativa "Stitches on the Body of Freedom"

23 novembre 2022

Ca' Scarpa: Conferenza "Donna, vita, libertà"

19 ottobre - 21 novembre 2022

Dirette online "Baraye: voices from Contemporary Iran"

23 ottobre 2022

Copertina de "la Lettura" con Niyaz Azadikhah

A cura di

Fondazione Imago Mundi

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