Il linguaggio di Caroline Absher è alimentato da tavolozze intensamente sature e vibranti, che comprendono una serie di potenti iridescenze che espandono la tela nello spazio irradiando energie esplosive che scatenano vibrazioni cromatiche.
Originaria della Carolina del Sud, Caroline emana lei stessa una una energia umana particolare, un’aura di genuina vitalità, che trova perfetta espressione nelle sue opere.
Finalmente, dopo alcuni mesi di dialogo, riesco a visitare Caroline nel suo studio di Williamsburg.
Durante la nostra visita, mi confessa come negli ultimi tempi i suoi dipinti hanno assorbito e riflesso il turbinio degli ultimi due anni. Le opere irradiano tutte le emozioni, gli entusiasmi e le preoccupazioni che l’artista ha provato, da quando il lavoro ha raggiunto per la prima volta l’attenzione di un pubblico più vasto.
Nonostante la sua formazione in pittura, è stato solo con la pandemia infatti che Caroline che ha iniziato a crederci davvero e a dedicarsi a tempo pieno alla sua pratica. In precedenza, per sfondare a New York, si era occupata di scenografie pubblicitarie: una vocazione che l’assorbiva completamente, ma che ostacolava la pratica dell’artista e che dopo qualche tempo l’ha fatta crollare.
Absher è ritornata così alla pittura, presentando attraverso Instagram i suoi dipinti, navigando fra diversi movimenti sia storici che contemporanei nel creare opere inizialmnte fortemente figurative, per così che la gente potesse essere in grado di leggere facilmente le sue scene.
Tuttavia, la figurazione è solo in apparenza il terreno su cui si muove il lavoro di Absher: le pennellate taglienti e i movimenti infiammati dei colori che erompono dai suoi dipinti più recenti rivelano già uno stato mentale specifico, un meraviglioso caos che l’artista sta esperendo nel confrontarsi con un mondo dell’arte non sempre facile da navigare, e con la società capitalista che costringe a trasformare l’espressione creativa in un prodotto da vendere, con tutte le regole relative per avere successo. Come confessa apertamente, questa è stata per lei una lotta prima, una sfida poi, e un caos disordinato ma stimolante da affrontare, negli ultimi tempi.
Come rivelano sia il suo processo di creazione delle immagini sia i suoi schizzi, l’approccio di Absher alla pittura pare essere in realtà principalmente astratto.
Nell’osservare i disegni e schizzi preparatori, questo risulta piuttosto evidente: non c’è nulla che suggerisca una figura, solo poche linee che descrivono i movimenti e le direzioni che vorrebbe che la composizione prendesse. In seguito l’artista mi rivela come il suo processo tende di solito a inseguire un’immagine nella testa, che però si trasforma lentamente durante il lavoro. I colori che sceglie dalla sua tavolozza su un grande tavolo, combinandosi intuitivamente, alla fine informano la mossa successiva e la direzione generale che prenderà il quadro in termini di sensazioni e atmosfere tonali e sfumate.
Nella sua propensione a lavorare su tele di grandi dimensioni, Absher segue la pittura, i colori e i diversi cromatismi, mentre procede attraverso un coinvolgimento fisico spontaneo e istintivo di gesti sulla tela.
Questo è anche il motivo della specifica misura e della forma prevalentemente quadrata delle sue opere, che le consentono un pieno e sicuro controllo fisico delle stesse.
Così Absher crea scene evocative in cui l’uso drammatico del colore non fa che amplificare i sentimenti e le emozioni dei personaggi, generando intorno a loro una sorta di aura energetica che si espande nell’ambiente circostante. Le sue scene descrivono più un paesaggio mentale/sogno che una realtà oggettiva, una visione astratta ed espressiva intensificata di eventi umani e situazioni emotive.
Come spiega, Caroline sente che dipingere con una scena preconcetta sia faticoso e limitante per lei, che vuole andare oltre. Per questo motivo, negli ultimi tempi ha esplorato con maggiore libertà sia i colori che i movimenti, allentando il controllo dell’elemento figurativo e diventando più allegorica e simbolica nel modo in cui modella il quadro, attraverso un’astrazione principalmente emotiva. Durante la nostra visita ho appreso che c’è un lungo processo di elaborazione dell’immagine, ma poi, una volta sulla tela, l’artista produce intuitivamente e rapidità l’immagine finale.
Mentre parla, è chiara la sua crescita sia come artista che come giovane donna: in questi anni confusi e passati in fretta ha sviluppando la consapevolezza della voce e del preciso linguaggio precisi che vuole esprimere e trasmettere nelle sue opere, indipendentemente dalle preferenze e dagli orientamenti del mercato che cambiano.
Ora Absher possiede tutta la sicurezza di sé necessaria per intraprendere nuove direzioni, prefiggendosi di esplorare e spingere molto più in là tutti gli elementi principali del suo stile: il movimento, le luci e i colori si stanno progressivamente espandendo verso dimensioni espressive più libere, staccando progressivamente l’immagine dalla realtà, per attingere a profondi universi subconsci o poetici: qualcosa che solo un’astrazione espressiva puramente emozionale, a lungo ricercata, le permetterebbe di esplorare pienamente.
Al momento del nostro incontro, Caroline stava iniziando i preparativi per la sua grande mostra personale presso Frederick & Freiser New York a maggio, che fai seguito alla personale presso la Journal Gallery lo scorso settembre.
Emanava la sicurezza di un’artista che sta maturando e che sa esattamente cosa vuole dalla sua prossima mostra, mentre punta a un miglioramento continuo, evolvendo costantemente il suo vocabolario, il suo stile e la sua voce di pittrice emergente e donna nell’arte.