Ed, tu sei noto soprattutto per le tue opere che hanno come protagonisti avatar generati digitalmente. Cosa ti ha spinto a utilizzare questa tecnologia che è all’apice della creazione e della gestione dell’immagine contemporanea?
Ho iniziato questa pratica tanto tempo fa. È stato nel 2011 che ho usato per la prima volta un avatar digitale. Il contesto cambia la sensazione dell’opera, naturalmente, ma sotto l’evidente contemporaneità/datazione, i lavori sono sempre stati incentrati sull’uso di un artificio evidente per parlare di sensazioni altrimenti non accessibili. La novità tecnologica offre una certa resistenza all’accesso della materia – ma rende anche l’opera inevitabilmente connessa con il mezzo con cui viene realizzata. Trovo che la struttura del movimento e l’uso che faccio dello strumento creativo scelto stiano quasi sempre in una relazione allegorica con la vita fisica e quella figurata.
In tutta la tua produzione presenti il corpo (umano) in modo isolato come contenitore di lotte esistenziali, sociali e ideologiche. Allo stesso tempo, però, lasci intendere che è anche una fonte di creatività. Qual è la tua idea di intimità?
Non capisco bene la tua domanda, ma forse uno dei modi con cui i video che realizzo cercano di influenzare lo spettatore è un’intimità presuntuosa: essere troppo vicini, pensare troppo a sé stessi, confondersi con le persone e assumere una relazione forse inappropriata per qualcosa di così ereticamente falso.
Ricordo di aver letto in una tua intervista con Hans Ulrich Obrist che le tue opere video siano spesso derivate dalla tua scrittura. Puoi dirmi qualcosa in più su questo processo creativo?
Credo che sia una vecchia intervista, ma la scrittura è ancora oggi alla base del mio processo creativo, anche se l’idea di una sceneggiatura sta scomparendo. Scrivere è la cosa che mi piace di più, quindi è anche la prima che faccio. Pensare attraverso la scrittura è la cosa per me più immediata. Inoltre, sono proprio i ritmi dello scrivere che danno la struttura ai miei video, o almeno, questo è quello che accadeva fino un po’ di tempo fa. In questi ultimi tempi, invece, mi sto orientando più verso forme non scritte, anche se questo non vuol dire che lo scrivere non sia ancora fondamentale per la creazione delle mie opere, tuttavia il processo di scrittura, che prima era più evidente, adesso si è attenuato.
Parliamo della tua nuova mostra alla dépendance a Bruxelles. Sono particolarmente colpito da questo lavoro senza titolo in cui hai usato il pastello rosso. Correggimi se sbaglio, ma è un autoritratto?
Sì, è un autoritratto. È la prima volta che lo faccio.
La mostra riunisce un’impressionante selezione di dipinti e disegni. In che modo queste opere sono in relazione tra loro?
In realtà si tratta di due gruppi di opere: autoritratti a pastello rosso su carta gialla legal e grandi dipinti di materassi realizzati con inchiostro su carta. Credo che la loro relazione sia piuttosto evidente e non c’è bisogno di spiegarla. È una mostra molto, molto semplice, semplice anche concettualmente, tuttavia, nel complesso, mi sembra un’esposizione attuale e toccante. Almeno per me.
Se dovessi intervistare un artista, un tuo amico, per un prossimo numero della serie FEATURES, chi sarebbe e perché?
Ehm… devo pensarci…
Ed Atkins, Untitled, 2023
Coloured pencil on paper, framed
26 x 34,6 x 2,5 cm (framed)
Courtesy of the artist and dépendance, Brussels
Photo: Alice Pallot
Ed Atkins, Old Food, 2017-19
Video loops with sounds, racks of costumes from Teatro Regio Torino, texts by Contemporary Art Writing Daily
58th International Art Exhibition – La Biennale di Venezia, May You Live In Interesting Times
Courtesy of La Biennale di Venezia; the artist; Galerie Isabella Bortolozzi, Berlin; Cabinet Gallery, London; Gavin Brown’s Enterprise, New York, Rome; and dépendance, Brussels
Photo: Roberto Marossi
Ed Atkins, Get Life/Love’s Work, 2021
Exhibition view: New Museum, New York
Photo: Dario Lasagni
Ed Atkins, Untitled, 2023
Coloured pencil on paper, framed
34,6 x 26 x 2,5 cm (framed)
Courtesy of the artist and dépendance, Brussels
Photo: Alice Pallot
Ed Atkins, Untitled, 2023
Coloured pencil on paper, framed
34,6 x 26 x 2,5 cm (framed)
Courtesy of the artist and dépendance, Brussels
Photo: Alice Pallot
Ed Atkins, Untitled, 2023
Ink, bleach and coloured pencil on paper, framed
124,6 x 188,6 x 6 cm (framed)
Courtesy of the artist and dépendance, Brussels
Photo: Alice Pallot