La pratica artistica di Huidi Xiang si basa sulla sperimentazione e sull’esplorazione di nozioni connesse al lavoro e alla manodopera a vari livelli, nonché sulle interazioni tra macchine ed esseri umani che queste idee implicano. Di conseguenza, le sue opere assomigliano spesso a prototipi pronti per essere testati in ambienti industriali, ma sono anche progettate per essere utilizzate dagli esseri umani per gestire i loro compiti quotidiani o per l’intrattenimento. Questa tensione tra creatività e produttività, espressione e funzionalità, influenza in modo significativo le opere di Huidi Xiang e motiva la sua esplorazione di una nuova definizione di scultura che sfuma il confine tra fisico e virtuale. Nel suo lavoro c’è una profonda interazione tra queste due dimensioni, in quanto ogni sua opera appare simile a una macchina, prodotta industrialmente, ma è anche profondamente fisica e tattile, invocando un’interazione umana simile a quella dei giocattoli e di altri oggetti progettati per i bambini.
Incontriamo Huidi Xiang in un pomeriggio di fine estate nel suo studio di Brooklyn, a New York.
Alle pareti sono appesi schizzi e alcune immagini di cartoni animati, che l’artista utilizza come moodboard per ispirare le sue opere. La maggior parte delle sue sculture, tuttavia, non viene realizzata in studio, che l’artista utilizza più che altro come un laboratorio, dove i nuovi oggetti vengono concepiti e progettati in dettaglio prima di passare alla produzione, nonché assemblati e testati una volta trasformati da un rendering in una parte fisica.
Come ci spiega, Xiang ha studiato architettura e questo si riflette nel suo approccio alla pratica e alla produzione artistica: spesso l’artista progetta sculture con rendering digitali e poi si affida all’interazione e allo scambio con la produzione professionale.
Ingegnerizzando le strategie di creazione degli oggetti, Xiang immagina nuove soluzioni compositive che portano alla mente le dinamiche più significative nella relazione uomo/lavoro, che trovano rappresentazione, più o meno metaforica, anche in film e fiabe.
L’ispirazione visiva e il vocabolario di Xiang attingono infatti principalmente alle animazioni dei cartoni animati americani, ai cartoni animati Disney, ai manga e agli anime: un mondo fittizio perfettamente disegnato che racchiude già molte delle dinamiche che esistono tra gli esseri umani, il mondo materiale e le interazioni interpersonali tra questi due.
Come spiega l’artista, alcuni dei suoi lavori più recenti hanno indagato le relazioni tra prede e predatori, ispirandosi a cartoni animati come Wile E. Coyote dei Looney Tunes e Tom il gatto di Tom e Jerry. Ecco perché la maggior parte delle sue opere sembra trappole, invitando gli spettatori a chiedersi chi siano i veri predatori e le vere prede, o se anche noi facciamo parte di questa dinamica.
Quando siamo andati a trovare Huidi Xiang nel suo studio, l’artista aveva appena iniziato a concepire alcune nuove opere per la sua nuova personale.
Alle pareti, immagini di momenti memorabili dei film Disney, come quello in cui vari animali aiutano Cenerentola a confezionare il suo vestito. ‘Sembrano tutti felici, è presentato come un momento di produzione gioioso e senza sforzo’, commenta Xiang, ‘ma è chiaro che dietro c’è un processo di lavoro intenso.’
Nell’adottare umorismo e giocosità, rende il lavoro divertente, ma questo rivela già le strategie di condizionamento umano e di guida utilizzate in una società operativa.
In particolare, per Huidi Xiang è stato come trovare molti paralleli nella società e nel sistema lavorativo della Cina, da cui proviene. Suo padre, esperto di plastica polimerica, ha influenzato il suo vocabolario visivo, portandolo alla ricerca di sensazioni tattili e di un’estetica ‘amichevole’, come dimostra l’accumulo di giocattoli e materiali plastici consumabili nelle sue scatole. ‘Servono da ispirazione’, spiega l’artista.
Nell’approfondire la pratica di Xiang, si può osservare come la maggior parte delle sue opere metta in atto una riflessione pertinente e apra domande stimolanti sulle relazioni tra lavoro manuale e digitale, indagando come spesso abbiano la stessa intensità nei sistemi di produzione e consumo odierni. Xiang mette in scena questi sistemi di tensioni creati dall’hardware che esercita fisicamente una forza sul nostro cervello o sulle nostre capacità manuali. Nel prosieguo della conversazione, appare chiaro come la ricerca di Xiang tocchi alcuni dei problemi più rilevanti del tardo capitalismo, indagando gli effetti spaziali e temporali dell’abitare, creare, produrre e consumare in mondi sia virtuali che fisici.
Una volta realizzata, appare piuttosto illuminante o chiara prova dell’attitudine di Xiang verso la creazione di materiali e la produzione di oggetti: la stampante 3D che, durante la nostra conversazione, ha stampato e realizzato in plastica, senza sosta, una strana struttura che sta lentamente prendendo forma su un oggetto.
In particolare, tutte le opere di Xiang mantengono questo livello di intermediazione tra virtuale e fisico, muovendosi fluidamente tra un’esperienza e l’altra. Huidi Xiang si descrive come una scultrice e creatrice che si muove agevolmente tra il digitale e il fisico. È interessante notare come tutto nel suo mondo materiale e visivo appaia allo stesso tempo giocoso e minaccioso.
Ma soprattutto, Xiang abbraccia questa ricerca già dalla prospettiva di un’artista millennial, pienamente immersa in un mondo in cui il manuale non può esistere senza il digitale e in cui il fare, la comunicazione e l’espressione si muovono rapidamente in un continuo avanti e indietro tra questi regni, che caratterizzano la nostra realtà quotidiana. Come evidenzia il processo artistico di Xiang, un oggetto può prima essere perfettamente visualizzato, creato e realizzato attraverso pixel e dati su uno schermo. Successivamente, può essere tradotto in un oggetto fisico e in sensazioni.
Quasi paradossalmente, oggi tutto questo può avere ancora meno valore rispetto all’insieme digitale di dati e informazioni che lo ha creato.
L’unicità della pratica di Xiang è che si impegna simultaneamente e dialetticamente nel suo continuo gioco tra la fabbricazione digitale e le tecniche di lavorazione e finitura a mano. Mentre continua a scolpire nel mondo fisico, aggiorna contemporaneamente il modello digitale in un flusso e in uno scambio continuo tra dati e materiali, input digitali e manuali, che caratterizzano il nostro rapporto con il mondo di oggi. ‘Questo approccio consente agli oggetti digitali e fisici di evolvere verso…’
Questo tipo di riflessione solleva domande sulle dinamiche associate ai confini sempre più labili tra reale e simulato. Inoltre, porta l’attenzione sul fatto che le esperienze videoludiche e la vita reale si stanno intrecciando sempre di più, sia in termini di intensità che di senso di distacco dalla realtà.
In questo senso, le opere di Xiang sembrano enfatizzare una realtà fondamentale: al centro della sua arte c’è l’idea che il cervello umano e le macchine finiranno per collaborare in modi nuovi, aprendo importanti interrogativi sui rischi e le minacce di una sopraffazione dell’uno sull’altro, soprattutto quando tecnologie come l’A.I. continuano a progredire e sembrano sempre più in grado di sostituire l’intervento e i ruoli umani.