Rossella Farinotti

Novembre 2025

Incontriamo Rossella Farinotti, curatrice di “Portofranco”, recente iniziativa promossa dal Comune di Castelfranco Veneto che rianima gli spazi abbandonati di Palazzo Soranzo Novello nel centro della cittadina veneta.

La mostra, aperta fino al 14 febbraio 2026, presenta 23 artistə e 5 progetti speciali negli spazi riaperti alla cittadinanza. L’abbiamo incontrata per discutere del progetto e delle sue ricadute.

Vorrei iniziare proprio dal nome della mostra “Portofranco”, da dove viene e che cosa volevi suggerire con questo titolo?

Il titolo della mostra viene dalle radici storiche di Castelfranco Veneto, che in origine era un porto franco durante il Medioevo. L’interno delle mura era una zona franca, quella che oggi chiameremmo una tax-free zone. L’idea del progetto è partita quindi da un lavoro sul territorio, riprendendo questo termine, ma tutto attaccato “Portofranco”. L’idea utopica è che questo luogo sia un porto franco oggi, non in senso economico, bensì di idee senza confini o limiti. Un luogo dove, grazie alle visioni degli artisti, si possa tornare in una zona libera, franca, dove poter esprimere liberamente le proprie idee, e di unire i pensieri per avere un “porto franco”, un punto di riferimento per il mondo della cultura.

La storia di Palazzo Soranzo Novello, sede della mostra, è stratificata: residenza nobiliare dei Soranzo prima e dei Novello poi, diviene dal 1976 sede bancaria, e a questo passaggio deve il rifacimento di parte della struttura. Nel 2017 Banca Popolare di Castelfranco Veneto fallisce nel crac che affonda diverse banche della zona, e il palazzo viene rilevato dal comune nel 2021 per farne infine un museo civico. La vicenda travagliata del crac finanziario, la natura bipartita del palazzo, così come le suppellettili rimaste dopo la cessione dell’edificio, entrano di tutto diritto nei temi trattati. Cosa ha ispirato negli artisti questo contesto denso di vicende? Come è stato inserito negli interventi site-specific progettati per “Portofranco”?

Ha ispirato i più diversi immaginari e idee negli artisti. Molti hanno ripreso questo luogo, in modo anche minuzioso. Abbiamo fatto visitare lo spazio a tutti gli artisti che potevano venire, e con tutti abbiamo condiviso un lavoro seminale che è il video di Daniele Costa, Tenuto immerso, che ha documentato molto bene lo stato e l’atmosfera del palazzo. Rispetto le suppellettili alcune sono rimaste, come nel lavoro di SC_NC, duo artistico che ha realizzato una mini residenza qui. Loro hanno ricomposto nelle sale secondo una loro visione inserendo delle macerie e degli oggetti trovati fuori da Castelfranco durante le loro esplorazioni, perché la loro idea era di lavorare sulla memoria ma anche di registrare la ferita del passato che qui vediamo. Hanno ricomposto un rapporto tra interno ed esterno, tra passato e presente attraverso dei residui.  Oppure, con Zoe Williams abbiamo scelto delle sculture in maniera molto precisa perché evocassero qualcosa che non c’era, come nel dialogo fra la sua scultura della gorgone e gli stucchi settecenteschi, cercando di immaginare cosa potesse esserci in quella sala da ballo. O con Goldschmied & Chiari, che hanno presentato degli specchi, tre paesaggi serigrafati su specchio che richiamano i cieli del Giorgione. Ogni opera è un rimando sia col luogo che l’ospita sia col territorio veneto.

Sempre riguardo lo spazio, si divide nettamente in due parti con uno iato stilistico notevole: da un lato stucchi e affreschi rococò del tardo Settecento, dall’altro controsoffitti, pareti di vetro e boiserie anni Settanta. Che impressioni ti ha suscitato quando l’hai visitato per la prima volta? Come hai costruito un percorso in uno spazio di primo acchito così labirintico?

Sì, usi la parola labirinto che è perfetta per definire lo spazio. Ci abbiamo messo mesi ad abituarci a questi spazi. Sin da subito per esempio, ho immaginato l’opera di Duane Hanson, che sbuca appena sali nel primo piano. Sembra reale ma quando ti avvicini scopri che non lo è. C’è questa idea di spaesamento spaziale ma anche temporale su cui abbiamo lavorato. Non abbiamo usato tutte le sale del palazzo, ma circa un 80% direi, e quindi entri ed esci da degli uffici e in vari piani e una percezione di spaesamento che il rimando tra stili rafforza. Tanti artisti sono in entrambi le parti del palazzo, come Silvia Negrini, che ha realizzato tele intarsiate dove riprende i pattern dagli stili, come il pavimento del Settecento posto però nella sezione anni Settanta.

 

La mostra presenta molte e diverse poetiche. C’è l’elemento della natura, penso a Fabio Roncato e Silvia Mariotti. La rovina urbana e le memorie degli oggetti, presente nei lavori di SC_NC, Silvia Negrini e Marta Ravasi, Agnese Guido e nel video di Daniele Costa. E poi la rielaborazione della memoria, il senso della perdita, l’incontro e scontro col doppio con Favelli e Zanetti, ma anche l’ironia di Cattelan, Braida e Schultz. Sono tutti filoni che vengono tracciati nel percorso della mostra, con cosa si esce da “Portofranco”? Quale mood pensi imprima sul visitatore?

Partendo dallo spaesamento era l’idea di uscire da lì arricchiti, per quanto banale possa suonare. Quando vai a una mostra non puoi prescindere da quanto hai visto, abbiamo cercato di creare uno spaesamento che ti serve per tornare sulla rotta. Penso all’ultima opera che si incontra, Scacciapensieri di Anna Galtarossa. Anna è di Verona e ha vissuto in prima persona il crac finanziario. Quando è stata lì si è sentita male. Ha cercato di esorcizzare quelle forze negative con quell’opera che è stata una produzione molto impegnativa anche se sembra un po’ sgangherata. Sono tutti elementi cuciti a mano e assemblati in situ, pensato per assorbire i nostri pensieri negativi. La sensazione è che ti sei scaricato ma ti sei arricchito degli immaginari degli artisti, la nostra speranza era un po’ questa.

Temevamo in realtà di non essere capiti a pieno, ma in realtà i castellani, che sono venuti in molti, sono venuti con curiosità e apertura. L’ironia che citavi tu di Braida si percepisce, come anche in Schulz o in Cattelan, anche se stridente.

Infine, una domanda più di metodologia: quali sono state le maggiori sfide e problematiche che avete dovuto affrontare nel portare un progetto di arte contemporanea in un contesto di quel tipo, senza calare dall’alto un progetto avulso da territorio e popolazione? 

Non è stato semplice. Però abbiamo avuto il pieno supporto dell’amministrazione pubblica e l’aiuto di due locals: Daniele Costa e Lisa Rebellato, che mi hanno contattato all’inizio per pensare a questo progetto. Abbiamo fatto un lavoro capillare, nelle scuole e coi dirigenti, nelle realtà aziendali, che ci hanno poi aiutato. Noi volevamo, con grande delicatezza, recuperare la memoria del luogo e restituire delle possibilità grazie agli artisti. Nei mesi precedenti abbiamo raccontato il progetto e con un’ottica esterna, più neutra diciamo, abbiamo raccontato quel luogo. Quindi abbiamo fatto un lavoro di preparazione prima e anche fra gli artisti che sono stati qui e hanno lavorato nel palazzo. Abbiamo coinvolto anche dei collezionisti locali dato che nel Veneto c’è ne una forte presenza. Ma l’idea di fondo era quella di creare una grande squadra che condivida tutto.

PHOTO CREDITS

Palazzo Soranzo Novello (esterni), courtesy by Comune di Castelfranco Veneto e Museo Casa del Giorgione

SC_NC, veduta della mostra PORTOFRANCO, a cura di Rossella Farinotti, Palazzo Soranzo Novello, Castelfranco Veneto, 15 Novembre 2025-14 Febbraio 2026, ph. Cosimo Filippini

Zoe Williams, veduta della mostra PORTOFRANCO, a cura di Rossella Farinotti, Palazzo Soranzo Novello, Castelfranco Veneto, 15 Novembre 2025-14 Febbraio 2026ph. Cosimo Filippini

Goldschmied & Chiari, veduta della mostra PORTOFRANCO, a cura di Rossella Farinotti, Palazzo Soranzo Novello, Castelfranco Veneto, 15 Novembre 2025-14 Febbraio 2026, ph. Cosimo Filippini

Duane Hanson e Guido Guidi, veduta della mostra PORTOFRANCO, a cura di Rossella Farinotti, Palazzo Soranzo Novello, Castelfranco Veneto, 15 Novembre 2025-14 Febbraio 2026, ph. Cosimo Filippini

Silvia Negrini, veduta della mostra PORTOFRANCO, a cura di Rossella Farinotti, Palazzo Soranzo Novello, Castelfranco Veneto, 15 Novembre 2025-14 Febbraio 2026, ph. Cosimo Filippini

Maurizio Cattelan, veduta della mostra PORTOFRANCO, a cura di Rossella Farinotti, Palazzo Soranzo Novello, Castelfranco Veneto, 15 Novembre 2025-14 Febbraio 2026, ph. Zeno Zotti, courtesy Maurizio Cattelan’s Archive

Silvia Mariotti, veduta della mostra PORTOFRANCO, a cura di Rossella Farinotti, Palazzo Soranzo Novello, Castelfranco Veneto, 15 Novembre 2025-14 Febbraio 2026, ph. Cosimo Filippini

Fabio Roncato, veduta della mostra PORTOFRANCO, a cura di Rossella Farinotti, Palazzo Soranzo Novello, Castelfranco Veneto, 15 Novembre 2025-14 Febbraio 2026, ph. Cosimo Filippini

Anna Galtarossa, veduta della mostra PORTOFRANCO, a cura di Rossella Farinotti, Palazzo Soranzo Novello, Castelfranco Veneto, 15 Novembre 2025-14 Febbraio 2026, ph. Cosimo Filippini

BIOGRAFIA

Rossella Farinotti è critica d'arte contemporanea e di cinema, curatrice e giornalista. Dal 2023 è direttrice artistica del progetto d'arte pubblica Cremona - Contemporanea. Nel 2024 viene nominata dall'Espresso «curatrice dell'anno».
Dal 2020 è docente presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e Nuova Accademia di Comunicazione di Milano (NABA). Collabora con le testate Flash Art Italia, Mymovies, Exibart, Zero, il Giornale dell'arte.
Dal 2016 è direttrice esecutiva presso l'Archivio Gio' Pomodoro e dal 2018 è curatrice della collezione The Magic Kingdom per il brand Sergio Rossi e collabora con Cittadella degli Archivi del Comune di Milano per progetti site specific come l'opera pubblica "La città che sale" dei Vedovamazzei. Nel 2013 pubblica 'Il quadro che visse due volte (Morellini editore), sulla relazione tra arte e cinema, e nel 2014 realizza 'Arte contemporanea: Giants in Milan', un documentario sull'arte contemporanea a Milano, con la regia di Giacomo Favilla. Dal 2009 al 2011 è assistente dell'Assessore alla Cultura di Milano, dove ha lavorato con artisti come Maurizio Cattelan, Shirin Neshat, Tony Ousler, Mimmo Paladino. Negli ultimi anni ha curato mostre di artisti della sua generazione; lavorato per istituzioni private e pubbliche e tenuto workshop e talk su tematiche di relazione tra arte e impresa, arte pubblica e laboratori di scrittura critica.
Ha una laurea in Scienze dei Beni Culturali presso l'Università Statale di Milano e un diploma di specializzazione in Comunicazione e Organizzazione dell'Arte Contemporanea presso l'Accademia di Brera.

BIOGRAFIA

Rossella Farinotti è critica d'arte contemporanea e di cinema, curatrice e giornalista. Dal 2023 è direttrice artistica del progetto d'arte pubblica Cremona - Contemporanea. Nel 2024 viene nominata dall'Espresso «curatrice dell'anno».
Dal 2020 è docente presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e Nuova Accademia di Comunicazione di Milano (NABA). Collabora con le testate Flash Art Italia, Mymovies, Exibart, Zero, il Giornale dell'arte.
Dal 2016 è direttrice esecutiva presso l'Archivio Gio' Pomodoro e dal 2018 è curatrice della collezione The Magic Kingdom per il brand Sergio Rossi e collabora con Cittadella degli Archivi del Comune di Milano per progetti site specific come l'opera pubblica "La città che sale" dei Vedovamazzei. Nel 2013 pubblica 'Il quadro che visse due volte (Morellini editore), sulla relazione tra arte e cinema, e nel 2014 realizza 'Arte contemporanea: Giants in Milan', un documentario sull'arte contemporanea a Milano, con la regia di Giacomo Favilla. Dal 2009 al 2011 è assistente dell'Assessore alla Cultura di Milano, dove ha lavorato con artisti come Maurizio Cattelan, Shirin Neshat, Tony Ousler, Mimmo Paladino. Negli ultimi anni ha curato mostre di artisti della sua generazione; lavorato per istituzioni private e pubbliche e tenuto workshop e talk su tematiche di relazione tra arte e impresa, arte pubblica e laboratori di scrittura critica.
Ha una laurea in Scienze dei Beni Culturali presso l'Università Statale di Milano e un diploma di specializzazione in Comunicazione e Organizzazione dell'Arte Contemporanea presso l'Accademia di Brera.

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