Victor, ricordo di aver visto per la prima volta il tuo lavoro alla Biennale di Venezia del 2017, dove hai rappresentato la Nigeria. Era il debutto di questo paese in una kermesse artistica di tale importanza. Come si è evoluto il tuo lavoro da allora?
Sembrano già passati cento anni. Direi che sono cambiate molte cose da allora, ma nella mia ricerca mantengo ancora la stessa essenza. Una transizione significativa e percepibile riguarda la scelta dei materiali. La mia esperienza a Venezia mi ha portato a un radicale cambiamento e ad iniziare a esplorare, con le mie opere, i rosari cattolici come elemento simbolico. Questo ha ampliato la mia attenzione sulle tematiche e sul pubblico negli ultimi anni. Adesso, la maggior parte delle mie installazioni di grandi dimensioni sono basate sulla simbologia del rosario e affrontano la dualità del nostro sistema di credenze.
Ho letto in un’intervista con Ginanne Brownell che sei uno specialista di tecnologie dell’informazione, oltre che un artista e un attivista sociale. In che modo i tuoi studi sulla tecnologia influenzano la tua pratica artistica?
È un po’ difficile dire o anche solo descrivere questa correlazione, ma so che c’è. In ogni caso, una delle cose fondamentali che trasferisco nella mia pratica artistica dal background informatico è il modo di dire “innovate or die” (“innovare o morire”). Sento di essere costantemente alla ricerca di novità rispetto ai miei vecchi metodi, un tentativo che è qualcosa di consueto in tutti noi, ma al contempo peculiare.
Mi interessa conoscere l’hub creativo “Angels and Muse” che hai avviato per sostenere l’arte contemporanea africana.
“Angels and Muse”, che ho fondato nel 2018, è un laboratorio di ricerca a Lagos e ora anche a Benin City. Contribuisce a facilitare le conversazioni interdisciplinari su arte, letteratura e cultura. Ospitiamo artisti, fotografi, scrittori, curatori e professionisti anche di altre discipline. L’anno scorso siamo stati ospitati al MoMA per un workshop di fotografia in vista di un’importante mostra di fotografia nigeriana contemporanea inaugurata a New York lo scorso maggio. Si tratta di un modo di restituire qualcosa di concreto alla comunità che sostiene il mio lavoro.
Attualmente tu fai parte di Onassis AiR, un programma internazionale di ricerca artistica e residenza ad Atene. Qual è la tua esperienza nella capitale greca?
La mia esperienza qui è stata incredibile. L’energia è palpabile e stimolante. Vivere in un luogo storico come questo, con un ambiente culturale così intenso, mi fa sentire a casa. Ovunque mi giri c’è sempre una traccia di storia che proviene da epoche diverse . È quasi surreale. Il personale dell’Onassis AiR è stato straordinario e ha reso la mia residenza produttiva oltre ogni mia immaginazione. Ho avuto l’opportunità di viaggiare fuori Atene in luoghi come Giannina, dove sono riuscito ad ampliare ulteriormente la mia ricerca. Sono stato anche a Hydra e ho partecipato a numerose inaugurazioni di mostre davvero interessanti. Nel complesso, la mia esperienza artistica e sociale qui è stata unica e intensa.
Puoi presentarmi brevemente il tuo progetto realizzato durante la residenza?
Il mio punto di partenza per questa residenza sono stati “Edipo Re” di Sofocle, un grande classico greco, e il rimando all’opera originale da parte di un drammaturgo nigeriano. La tragedia nigeriana “The Gods Are Not To Blame” è stata scritta da Ola Rotimi nel 1968; un’opera letteraria che quasi tutti gli studenti della mia generazione e di quelle successive hanno letto. Ho deciso di approfondire i temi del destino, della storia, dei ricordi, della mitologia e dei luoghi che entrambi i drammaturghi hanno trattato nelle loro opere, traducendoli in una forma visiva. È stata davvero una bella sfida.
Il titolo della tua ricerca, ispirato all’omonima opera teatrale di Rotimi, mi porta a un’ultima domanda: qual è la tua idea di spiritualità?
Chi è in grado di definire con chiarezza il concetto di spiritualità, forse non l’ha mai vissuta. Vorrei avere le parole giuste per descrivere questo concetto, ma ti direi che si tratta di un elemento essenziale per ogni essere umano. Dal mio punto di vista posso solo sperare che la spiritualità si manifesti anche nel mio lavoro.
* Un ringraziamento speciale a Onassis AiR e Nefeli Myrodia.
Victor Ehikhamenor
Onassis AiR Open Day #7
©Panos Kefalos for Onassis Stegi
Victor Ehikhamenor
Photo: Emmanuel Iduma
Victor Ehikhamenor
Cathedral of the Mind,2023
Rosary beads, rhinestones with bronze totem and thread on lace textile Lagos, Peckham, Repeat: Pilgrimage to the Lake, South London Gallery Courtesy of Victor Ehikhamenor Studio
Victor Ehikhamenor
Ododo in Royal Palace Grounds & The Fulfillment of a Divine Prophecy,2022
Rosary beads and thread on lace textile with bronze Art X Lagos
Courtesy of Victor Ehikhamenor Studio
Victor Ehikhamenor
Biography of the Forgotten Ones, 2017
Mirrors, bronze statuettes, acrylic and thread on canvas Nigerian Pavilion, Venice Biennale
Courtesy of Victor Ehikhamenor Studio
Victor Ehikhamenor
Onassis AiR Open Day #7
©Panos Kefalos for Onassis Stegi