La pratica di Gbewonyo indaga l’identità femminile e nera attraverso l’uso della performance e dei tessuti. Per lei tessere è una parte intrinseca della sua identità. Nella cultura della tribù Ewe, di cui lei fa parte, è un modo di raccontare storie, e l’atto di cucire è considerato un gesto meditativo, di cura e che si riallaccia al mito di quando il ragno insegnò agli Ewe a cucire. Un racconto che lei ha appreso durante un pellegrinaggio artistico ha generato in lei una ossessione per le tele dei ragni, ossessione che si svela in numerosi lavori, inclusi quelli qui in mostra.
L’itinerario dell’artista è una rete di scoperta di sè sempre in movimento, come si può vedere nella serie di lavori Nude Me/Under the Skin. Nude me investiga come un indumento semplice come le calze da donna, un caposaldo dell’abbigliamento femminile occidentale, è stato per le donne nere un ennesimo motivo di marginalizzazione e ostracizzazione. Sono proprio le esperienze personali del potere di guarigione che hanno gli oggetti ad alimentare l’azione dell’artista. Con il suo lavoro, Gbewonyo cerca di portare la nostra coscienza collettiva in un luogo positivo di consapevolezza creando spazi vivi di guarigione.
Enam Gbewonyo (Londra, Regno Unito, 1980). Vive e lavora a Londra, Regno Unito. Ha esposto presso Tafeta Gallery, Bonhams, New Ashgate Gallery, Sulger-Buel Lovell Gallery and Artist Project Toronto. Ha realizzato performance presso Christie’s, Henry Moore Institute, Leeds, Arts Territory’s Palace of Ritual parte del programma collaterale della 58ª Biennale di Venezia, e più recentemente una performance per la mostra di Lynette Yiadom-Boakye, Fly in League with the Night alla Tate Britain, Londra. Uno dei suoi lavori che esplora la storia dello schiavismo, del colonialismo e del commercio del tè è stata recentemente presentata all’Ashmolean Museum di Oxford. Gbewonyo è la fondatrice del collettivo Black British Female Artist.