L’abito non fa il monaco,  si sa, tuttavia il modo in cui ci vestiamo influenza l’idea che diamo di noi e traduce anche la concezione che la società ha di generi, corpi e identità. Questi sono i temi che tratta nella sua pratica l’artista anglo-ghaniana Enam Gbewonyo, che usa i collant per raccontare storie di corpi e razzismo e usa la performance come pratica curativa e di riconciliazione.

Ad Atlante Temporaneo Gbewonyo espone diverse opere che riflettono su questa tematica, nell’intervista che segue abbiamo parlato con lei per approfondire le influenze e le idee dietro la sua arte.

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Sarah Entwistle

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