Le immagini di Gui Mohallem si mescolano ai ricordi della sua famiglia migrante, evidenziando talvolta vuoti e cicatrici riconducibili sia allo sradicamento dovuto alla diaspora libanese degli anni Cinquanta che al desiderio dell’artista di indagare la sua identità nel presente.
Questa nuova installazione su commissione presenta opere inedite insieme a materiale video e fotografico estrapolato da Tcharafna, progetto intimo e personale tuttora in corso. Tcharafna è la storia di due viaggi: quello dell’artista in Libano, da cui la sua famiglia è emigrata, e quello compiuto grazie alle narrazioni collettive della comunità in cui Mohallem è cresciuto in Brasile. Voci del presente e del passato si intrecciano e insieme ai materiali d’archivio forniscono prove e offrono spunti per una nuova consapevolezza.
In viaggio, l’artista è permeabile: sente sia l’appartenenza che la separazione dalle proprie radici. Questa condizione di permeabilità rispetto a un gruppo, un luogo, un linguaggio, un medium o un materiale, permette la scoperta di narrazioni più complesse, ed è parte integrante di molti dei progetti post- documentari di Mohallem.
Gui Mohallem (1979) è nato in Brasile da genitori libanesi. Il suo lavoro esamina i processi di identificazione e straniamento legati al concetto di sradicamento, che applica alle comunità in esilio e all’identità queer. Mohallem è cofondatore di due ONG che si battono per i diritti umani. Dopo la prima personale a New York nel 2008, ha esposto in diverse gallerie e musei in Brasile, negli Stati Uniti, in Islanda, Estonia e Spagna. Ha inoltre pubblicato, Welcome Home (2012) e Tcharafna (2014). Di recente è stato selezionato per la 21ª Biennale SESC_Videobrasil grazie all’opera prodotta con il collettivo #VoteLGBT.