Sarah Maple

Alla base dell’opera di Sarah Maple sta la sua formazione ibrida: la madre viene dal Punjab, in India, e la sua famiglia si è trasferita nel Regno Unito dopo la partizione dell’India nel 1947. Il ramo materno della famiglia parla il punjabi ma Maple, anche se cresciuta ascoltando questa lingua in casa, non l’ha mai imparata. La nonna, a sua volta, non ha mai imparato l’inglese e quindi, le due hanno a malapena scambiato qualche parola.

Maple racconta di essersi spesso vergognata di non parlare la lingua materna e di non essere, per questo, a suo sentire, capace di entrare in relazione con la comunità musulmana in generale. Racconta che da bambina, durante le funzioni o le riunioni di famiglia, si nascondeva per paura che qualcuno le parlasse e prendeva a prestito dalla biblioteca le audio-cassette in punjabi, per ascoltarle in segreto a tarda notte. Oggi ha ripreso a studiare questa lingua, prende lezioni e fa esercizio di conversazione. Proprio durante le lezioni ha compreso che la sua esperienza era tutt’altro che unica: come lei, molti nella sua classe tentavano di ritrovare in questo modo il legame con la cultura d’origine. Da questo sono nate le sue riflessioni sul ruolo della lingua nel rapportarsi alla propria cultura per gli immigrati di seconda generazione nel Regno Unito.

Sarah Maple (1985) è nota per la sua produzione artistica irriverente, spiritosa e talvolta controversa che mette in discussione i concetti di identità, religione, femminismo, violenza e libertà di espressione. L’artista trae ispirazione in larga misura dalla sua educazione religiosa e culturale mista e ricorre spesso all’autoritratto e a esibizioni guerrilla-style. Ha tenuto mostre personali presso The Untitled Space (New York) nel 2019, New Art Exchange (Nottingham, Regno Unito) nel 2017 e The Cob Gallery (Londra) nel 2015. Le è stato assegnato il New Sensation Art Prize nel 2007 e recentemente le sono state commissionate nuove opere da The Baltic (Newcastle-Upon-Tyne, Regno Unito), Soho House (Londra) e Sky Arts.