Con le parole dell’artista: “Quando lasciamo la nostra terra, partiamo con la speranza di tornare portando con noi un encomio, un risultato importante, il riconoscimento per il grande viaggio intrapreso o comunque qualcosa che non era possibile ottenere nel luogo d’origine. Ma in realtà, nel profondo dell’animo, non torniamo trionfanti. Vogliamo tornare soltanto per sentire di appartenere a qualcuno, a un luogo, a qualcosa. Non possediamo altro che un groviglio di ricordi, pigiati a forza dentro valigie usurate, e la speranza che quel posto ci guarisca e ci aiuti a districare e organizzare i ricordi.”
Usando le casse progettate per trasportare le opere di Imago Mundi (il bagaglio nel vero senso della parola), Takeda ha creato una struttura-portale che segna il grande ritorno “a ciò a cui apparteniamo”. Realizzata a partire da una tela (prodotta in Europa) dipinta a china (dal Giappone) e decorata da fili (dal Messico), l’opera è un materiale ibrido che rispecchia la formazione di Takeda e la sua vita nomade, dove queste tre sfere culturali coesistono senza soluzione di continuità. L’opera, vera e propria custodia di un bagaglio da trasportare, simboleggia la superficie segnata della nostra pelle, carica di ricordi complessi non ancora completamente districati. Passando attraverso questa struttura monumentale, i visitatori hanno l’opportunità di confrontarsi con i propri ricordi e desideri per cercare di districarne le trame complesse.
Shinpei Takeda (1978) è un artista e regista nato a Osaka, in Giappone, che vive tra Tijuana, in Messico, e Düsseldorf, in Germania. Fin dall’infanzia ha vissuto una vita nomade in varie città in Europa, negli Stati Uniti e in Giappone, sviluppando un desiderio ibrido di appartenenza e non- appartenenza al tempo stesso. Le sue opere sono state esposte presso il Centro Cultural Tijuana (Messico) nel 2010, il Kyoto Art Center (Giappone) nel 2012, il Nagasaki Art Museum (Giappone) nel 2015, il Kunstpalast Düsseldorf (Germania) nel 2018, il Museo de la Cancillería, Città del Messico, nel 2018 e il Contemporary Museum of Art Queretaro (Messico) nel 2019.