AHMAD

19 agosto 2021. Dopo un periodo convulso, scontri e 20 anni di ‘war on terror’ con massiccia presenza militare americana (e occidentale), i Talebani entrano indisturbati a Kabul e riprendono il potere. Il mondo (per qualche mese, ora gli afghani sono respinti brutalmente alla frontiera orientale della Ue ) urla “I am an Afghani”, parafrasando “Je suis Charlie” o Ich bin ein Berlinerdi kennediana memoria, per esprimere solidarietà a milioni di persone disperate. 

Tra queste c’è Ahmad.

“A quel punto, il sogno di un futuro migliore in Europa andava rimandato, la mia vita era in pericolo, dovevo salvarmi”. Lascia la famiglia, il corso di laurea, gli amici e ripara a Teheran. È un suo amico, a salvarlo. Aveva lavorato per gli italiani ed  era arrivato nel nostro paese con l’ultimo aereo possibile ad agosto 2021.  “Era già qui, e si rivolse a una Ong italiana che istituiva borse di studio per giovani afgani”. Con un visto regolare Ahmad arriva a Roma. 

Ora è un rifugiato. Non può più tornare in Afghanistan, non vedrà la famiglia chissà per quanto: “è impossibile un ricongiungimento, come faccio a mantenere sei persone qui?”. Ma, ora che ha un contratto con una catena di negozi di parrucchieri e uno stipendio fisso, coltiva un nuovo sogno, famigliare e politico: “Mia sorella, come tutte le ragazze in Afghanistan, non va a scuola, voglio farla diplomare qui”.

Condividi