Where things happen #24— Luglio 2024

Diverse generazioni di artisti hanno immaginato questa dimensione idilliaca, che la gente ha a lungo chiamato “Età dell’Oro” o “Arcadia”. Un tempo e uno spazio in cui gli esseri umani e la natura vivevano in perfetta armonia e simbiosi, e tutte le entità provavano una pace e una fertilità perpetue. Questa dimensione, in arte, è spesso tradotta come una fantasia mitologica o un idillio artistico, che si basa su una presunta tranquillità che abbia preceduto la civiltà.

Il lavoro di Debra Cartwright è una miscela unica di astrazione intuitiva e figurazione programmata, che esiste in uno spazio idilliaco ed enigmatico. Le sue opere catturano questa tensione senza tempo e la collocano in potenziali equilibri tra gli interventi umani e il flusso organico della natura. Parti del corpo frammentate emergono in uno spazio sospeso, quasi  lacustre, che l’artista va a costruire attraverso una delicata e per lo più istintiva stratificazione di fasce di colori e sensazioni tonali.

Offrendo una reinterpretazione in questo modo, sia il genere del Paesaggio che quello del Ritratto, Debra si muove con sicurezza in questo spazio immaginario della creazione, dove le sue suggestioni figurative e simboliche emergono dal libero movimento del corpo e dei pigmenti sulla tela, dai contrasti tonali e dalle atmosfere densamente immersive create dalle applicazioni di colore.

Quando la incontriamo per la prima volta nel suo studio di Brooklyn, Debra aveva appena iniziato a lavorare a una nuova serie di opere.

Situato in un edificio con molti altri studi d’artista, il suo è proprio quello che ci si può aspettare da una pittrice la cui tecnica implica un coinvolgimento fisico con i colori e la superficie della tela: un carrello pieno di tubetti di colore, con resti di pittura di opere precedenti accumulati in mucchi incrostati di pigmenti multicolori, che già rivelano alcuni dei cambiamenti nella tavolozza che l’artista ha attraversato, passando da toni caldi a gradienti dominati da blu e verdi che caratterizzano le sue opere più recenti. 

Sul muro sono esposte alcune tele preparate, ma altre in corso d’opera sono sul pavimento – come ci spiega l’artista, spesso parte da lì, dal pavimento, il suo processo pittorico, con un’azione più performativa che avvia e trasferisce le direzioni del movimento sulla tela. Nella sua stratificazione di diverse applicazioni di pittura a olio, Debra crea un lavoro che pare evocare un diverso rispetto e armonia con il mondo naturale e dei suoi ritmi, incanalando l’energia vibrante che può nascere e liberarsi da una migliore sincronizzazione tra il mondo umano e quello organico.

Durante la nostra discussione nel suo studio, rimaniamo affascinati dalla prospettiva unica che Debra apporta al suo lavoro, che, come lei stessa spiega, vuole tracciare parallelismi tra la violenza e lo sfruttamento del corpo femminile nero e lo sfruttamento del paesaggio americano, un punto di vista che aggiunge profondità e complessità alla sua arte.

Approfondendo le interconnessioni tra la sua storia personale e la sua pratica artistica, l’artista confessa che, essendo figlia di un ginecologo, il suo vocabolario visivo è stato in gran parte nutrito dalle illustrazioni anatomiche che ha visto tante volte, sfogliando i libri della madre, riconoscendo e assorbendo le qualità estetiche che le immagini mediche possono avere. 

Gran parte della produzione pittorica di Debra trae ispirazione principalmente dai pittori dell’Hudson River, imitando il modo in cui essi ritraevano per la prima volta il paesaggio americano, nonostante il loro sguardo e il loro approccio specifici rivelassero già un’aspirazione antropocentrica e occidentocentrica al dominio territoriale di questa “nuova Terra”. Il paesaggio simbolico e metaforico che Cartwright crea suggerisce quindi già una natura e una natura dei corpi umani già plasmata irrimediabilmente dalle storie coloniali. 

Tutta l’arte di Debra Cartwright pare impegnarsi però in un tentativo di esplorazione delle possibilità di reincarnazione e di creazione di miti, che possono suggerire una metamorfosi più fluida e un’evoluzione dei corpi in una dimensione di universalità, già al di là delle identificazioni e degli stereotipi di genere. 

Allo stesso tempo, nel suo creare l’illusione di una profondità sia fisica che psicologica attraverso i diversi toni di colore e contrasti tonali, l’uso di Debra della pittura a olio sembra far rivivere la tradizione cromatica e la vivacità atmosferica dei pittori veneziani all’apice della “Pittura Tonale”: dando grande enfasi allo stato d’animo e all’atmosfera generale che il Dipinto comunica, Debra costruisce in modo simile una delicata e quasi impercettibile fusione di toni e gradazioni di colore capace di avvicinarsi così alle texture naturali, raggiungendo una qualità sfocata che aggiunge un’ambiguità ultraterrena, ma anche una vibrazione luminosa al lavoro. 

Il lavoro di Debra pare così spesso evocare un senso di sublime nella connotazione romantica, come sentimento di soggezione di fronte alla grandezza dei fenomeni naturali, ma anche un pizzico di terrore per la loro forza incombente sulle intenzioni umane. Questa capacità di suscitare tali emozioni nello spettatore è una testimonianza della potenza e della profondità della sua arte. Allo stesso tempo, l’armoniosa coesistenza di elementi antropomorfi e organici permette alle opere di Debra di trasmettere un senso di riverenza per il mondo naturale e la fiducia nell’esistenza di forze spirituali invisibili.

Come possiamo notare dai numerosi fogli bianchi sparsi nel suo studio, un’altra parte della sua produzione artistica, più spontanea e intuitiva, è costituita da gouaches delicate, in cui corpi femminili ed elementi floreali e vegetali si fondono e si trasformano liberamente in un insieme organico ed estremamente poetico, intrecciandosi e confondendosi. Qui, il processo dinamico e simbolico di applicare delicatamente la pittura ad acquerello e di attendere poi il suo lento asciugarsi, esemplifica e rafforza ulteriormente l’idea di una transizione graduale da uno stato all’altro, da una possibilità di significato ed espressione umana a un’altra.

Come spiega Debra, le creature fantastiche che popolano le sue gouache le vengono spontaneamente, suggerite dai movimenti dei colori e dei pigmenti sulla carta, combinati con qualcosa di più inconscio. Emergono nell’atto di dipingere, permettendole di esplorare le simbologie ancestrali di questo tipo di opere e le narrazioni che circondano la relazione tra il corpo e la natura. 

Queste vivaci opere su carta di Debra Cartwright ritraggono così figure in eterna metamorfosi, entità fluide in trasformazione, mentre passano da una dimensione identitaria ed esistenziale all’altra.  Spesso Debra aggiunge a questi lavori su carta anche delle parti di collage, creando così una sovrapposizione ancora più intricata di narrazioni. Nel chiederle  la fonte di questi frammenti di immagini stampate che si fondono perfettamente e completando gli acquerelli, scopriamo che Debra Cartwright ha in realtà nel suo background una formazione e anni di esperienza nell’illustrazione, che l’hanno poi portata a una carriera di successo nella direzione artistica di riviste. È stato solo con la pandemia che Debra ha deciso di concentrarsi solo sulla sua arte e sulla sua pittura. Da quel capitolo di vita sono nate le tonnellate di riviste accumulate nel suo studio, che ha poi sezionato per trovare uno spazio per nuovi miti e per la creazione di immaginari sulla rappresentazione delle donne nere nella società di oggi. 

Nel raccontarci il suo percorso artistico ad oggi, Debra appare calma e sicura di sé nel tono di voce e nelle sue espressioni. L’arte di Debra Cartwright è stata accolta da un ampio apprezzamento e il suo recente stand a Frieze LA è andato sold out. Questo successo è stato poi seguito da una costante richiesta di dipinti e opere su carta, a testimonianza della qualità e del fascino della sua arte. L’impegno costante di Debra nei confronti della sua arte è evidente nel suo approccio: vuole prendersi il suo tempo, rifiutando di affrettare i lavori che escono dal suo studio.

Debra si cimenta in un processo meticoloso di ascolto, introspezione e rigorosa autocritica con ogni nuova tela, a testimonianza della sua dedizione e passione. Parlando con Debra Cartwright, si capisce subito il livello della sua ambizione e professionalità, che sicuramente le permetterà di continuare a crescere nell’attuale scena artistica contemporanea.

BIOGRAFIA

Debra Cartwright (nata nel 1988 ad Annapolis, MD) è un'artista interessata a rappresentare il rapporto tra il corpo femminile della comunità nera e la storia medica americana. Utilizza la pittura e tecniche miste per esplorare la propria identità e la propria situazione familiare, in quanto figlia di un ginecologo. I temi del suo lavoro includono la reincarnazione, la creazione di miti, la violenza, il furto e l'intimità. L'artista esplora una comprensione critica del passato, proponendo al contempo un esame dell'attuale sistema sanitario americano.
Ha conseguito un master presso la Rutgers University, NJ, e una laurea in Storia dell'Arte presso l'Università della Virginia, VA. Le sue opere sono state esposte presso BODE Projects, Berlino, Sotheby's New York, Fridman Gallery, NY, Wesbeth Gallery, NY, Allouche Gallery, NY, CFHILL, Stoccolma e la New York Academy of Art.

BIOGRAFIA

Debra Cartwright (nata nel 1988 ad Annapolis, MD) è un'artista interessata a rappresentare il rapporto tra il corpo femminile della comunità nera e la storia medica americana. Utilizza la pittura e tecniche miste per esplorare la propria identità e la propria situazione familiare, in quanto figlia di un ginecologo. I temi del suo lavoro includono la reincarnazione, la creazione di miti, la violenza, il furto e l'intimità. L'artista esplora una comprensione critica del passato, proponendo al contempo un esame dell'attuale sistema sanitario americano.
Ha conseguito un master presso la Rutgers University, NJ, e una laurea in Storia dell'Arte presso l'Università della Virginia, VA. Le sue opere sono state esposte presso BODE Projects, Berlino, Sotheby's New York, Fridman Gallery, NY, Wesbeth Gallery, NY, Allouche Gallery, NY, CFHILL, Stoccolma e la New York Academy of Art.

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