“E poi mi sono ricordato di quello che facevamo in Mali e ho pensato può essere la svolta”. A dirlo è Souleymane, partito nel 2007 e finito nell’incubo di Rosarno durante le rivolte e le sparatorie del gennaio 2010, dopo un viaggio infernale per arrivare in Italia e mesi di 5 euro al giorno per 14 ore di lavoro. Nel momento più buio, quello della depressione profonda scatenata da sfruttamento e abiezione in cui tanti ragazzi come lui erano relegati, ha inventato Barikamà, l’azienda di yogurt biologico fatto a mano e trasportato in bicicletta in tutta Roma.
“L’idea era lanciamo lo yogurt fatto a mano come si fa da noi, vediamo cosa ne pensano gli italiani. Abbiamo iniziato in due, facevamo 15 litri a settimana, dopo un anno 150 e lo vendevamo in tutti i mercati del Lazio”. Un successo clamoroso. Un prodotto delizioso e sano, un trasporto interamente carbon-free, la gente fa ordini da tutta la regione. Souleymane, allora, pensa in grande. Costituisce una cooperativa in cui lavorano giovani africani e ragazzi affetti da sindrome di Asperger. Partecipa a un bando e nel 2020 prende la gestione del bar all’interno del meraviglioso Parco Nemorense, zona nord di Roma.
Ma ancora “non mi sento completamente dentro questa società, alla fine sei sempre un immigrato, un aggiunto. ‘Buongiorno – mi dicono quando vengono al bar – posso parlare con il direttore?’ ‘Eh, sono io’”.