Le foto della serie Invisible Captivity (Prigionia invisibile) sono una potente rappresentazione dei modi in cui le leggi religiose, la politica e la preponderante mentalità patriarcale della società afgana imprigionano le donne, negando ogni diritto e libertà. Questa prigionia sociale e mentale può essere traumatica tanto quanto quella fisica, se non addirittura di più, perché è invisibile, e priva di barriere tangibili da rimuovere. Le impronte digitali che si trovano nelle foto rimandano ad un altro modo in cui i tradizionalisti ultraconservatori mantengono il controllo sulle donne, ovvero trattandole come se fossero delle proprietà da possedere e marchiare. La selezione di foto mostra come le donne si rappresentano, ma anche come saranno rappresentate nell’Afghanistan controllato dai talebani.
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Rada Akbar (Kabul, 1988) è attivista, curatrice e artista concettuale. Akbar usa la propria creatività come mezzo per combattere la misoginia e l’oppressione. Il suo lavoro spazia dal creare monumenti indossabili, alla performance, alla pittura, all’installazione e alla fotografia. Sue opere sono state mostrate in diverse esposizioni sia in Afghanistan che all’estero. Nel 2015 Akbar ha vinto la menzione d’onore del Premio Foto dell’anno dell’UNICEF.
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