ANGEL

Rapita

“Tornavo dal coro della chiesa e si avvicinano alcune persone distinte. ‘Vuoi un passaggio?’. ‘No, prendo l’autobus’, un uomo allora mi fa entrare in macchina. ‘Io devo scendere qui’ gli dico. Tirano fuori pistola e coltello. Da lì in poi l’inferno”.

Angel  è congolese, ha 22 anni, quando è stata rapita, ne aveva 15. “Mi hanno buttato dentro una stanza dove c’erano altre ragazze: ‘Questi ci vendono’ Capii tutto e…” 

Si ferma Angel. È troppo dura. “Aspetta, aspetta… sei sicura di voler andare avanti?” “Sì. La mia psicologa mi ripete che parlarne mi fa bene”. 

“Per cinque mesi reclusa non so dove, poi è arrivato un bianco, mi fa ‘Si parte’”. 

L’organizzazione criminale le fornisce passaporti falsi e lei comincia a viaggiare per essere venduta. Sudafrica,  Malaysia, India, “un paese arabo”. Poi l’Italia. “Alla frontiera ci dividono per perquisirci. Per la prima volta mi ritrovo sola, senza l’uomo che non mi lasciava neanche per andare al bagno”. È l’occasione. “Mi sono detta, ora o mai più. Ho cominciato a piangere e a dire tutto alla poliziotta” che capisce subito e la affida a un centro di accoglienza. 

“Quando sono andata al colloquio per l’asilo, non mi hanno neanche fatto parlare, ho ottenuto la protezione dell’Italia”. 

E poi la felicità di tornare a studiare. 

Durante lo scuola-lavoro in un centro per disabili viene contattata dall’ufficio personale: “Sei bravissima – le dicono –  ti andrebbe di lavorare da noi?”. “Ora mi sto laureando in scienze infermieristiche, ho un contratto a tempo indeterminato e vivo per conto mio. Mi laureo e dedicherò la mia vita a far arrestare quella gente”.

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