BERTHE

Autunno 2016, Camerun: una donna di 34 anni scappa per problemi politici. 

Alcune settimane dopo, Nigeria: un gruppo di migranti incontrati per caso punta l’Algeria. La donna è sola con problemi alle gambe. Si aggrega. Pagano i trafficanti che, arrivati al confine col Niger, li abbandonano.

Più tardi nel 2016, Niger: la donna vive nella casa di un tuareg che si fa pagare per una stanza  e per contattare i trafficanti. 

Inizio del 2017, deserto del Niger: il gruppo riprova a partire. Durante il viaggio vengono letteralmente venduti e schiavizzati. La donna è disperata, ha bisogno di soldi. Chiama la sorella: “Vendi il mio campo”. 

Qualche tempo dopo: torna in Algeria. 

Primi mesi del 2017, Algeria: si scatena una caccia al nero.

Primavera 2017: la donna fugge di nuovo, si fa mandare altri soldi e paga un trafficante 2.000 euro. C’è un lunghissimo tratto a piedi da fare, la donna non regge. Viene presa sulle spalle dai compagni di viaggio conosciuti sul momento.

Confine Algeria-Libia: “E poi hanno preso le donne”. Vengono ripetutamente violentate. 

Estate 2017, Libia. 

Qualche tempo dopo, Tripoli: raid delle forze di polizia libiche con cui, il 2 febbraio, il governo italiano ha firmato un accordo per il ‘contrasto all’immigrazione illegale’. La donna finisce in un lager. “Lì ho visto la morte. Tanti cercavano farmaci per suicidarsi. Aspettavo solo di morire”.

Fine del 2017: l’Onu libera il luogo dove la donna è detenuta e apre un fascicolo su di lei. 

2021, la donna è in Niger in attesa che l’Onu dia seguito al fascicolo.

Settembre 2021 BERTHE arriva in Italia tramite un corridoio umanitario della Caritas.

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