Nella sua pratica Paul Maheke fonde varie discipline e linguaggi artistici esplorando come si formino e rendano visibili o invisibili la memoria, l’identità e le storie delle minoranze e dei marginalizzati. Nel tentativo di riconfigurare i modi di percepire l’altro, Maheke ridefinisce ciò che sensibile e i modi in cui lo percepiamo, evocando figure di fantasmi, forme di vita aliene o extra terrene.

In questa intervista l’artista approfondisce il suo contributo alla mostra Atlante Temporaneo con delle riflessione sull’uso dell’immagine nell’identità personale e sull’immaginazione di altri possibili mondi.

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Matt Mullican

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