Poetic Boom Boom, una mostra sulla Poesia visiva, ha origine da “Visual Poetry in Europe”, la prima raccolta di Imago Mundi Collection che non si focalizza su una singola nazione ma racconta il movimento internazionale della Poesia visiva.
Nata nei primi anni sessanta come risposta alle crescenti pressioni che i mezzi di comunicazione esercitano sulla vita quotidiana, la poesia visiva esplora le potenzialità del linguaggio verbale quando i confini fra arte e letteratura si confondono e si mischiano.
Mattia Solari
Il legame tra parola e immagine è stato esplorato a più riprese in diversi ambiti. I due riferimenti fondamentali in questo percorso sono infatti letterari: Un coup de dés n’abolira jamais l’hasard di Stéphane Mallarmé (1897) e i Calligrammes di Guillaume Apollinaire (1917). Sia Mallarmé che Apollinaire rompono i tradizionali limiti grafici, usando con libertà nuova le parole sul foglio. Seguiranno questa traccia anche i futuristi con il paroliberismo, i dada e le loro poesia, e, nel dopoguerra, le sperimentazioni fluxus e la Poesia concreta. La Poesia visiva nasce in questo solco nel 1963 come tentativo di liberarsi dal linguaggio letterario dell’epoca, logoro e poco efficace, per colmare la distanza fra espressioni artistico-letterarie e il parlare quotidiano.
Poetic Boom Boom è un concentrato di queste esperienze; fra immagini da leggere e parole da guardare, la mostra presenta le ricerche artistiche che hanno fatto dialogare parola e immagine, a partire dagli artisti riconducibili al gruppo dei Logomotives che analizzano e decostruiscono il funzionamento del logos (Eugenio Miccini, Paul De Vree, Julien Blaine, Jean-François Bory, Alain Arias-Misson, Franco Verdi e Sarenco). Tuttavia la mostra non si limita a lavori storici e include anche le letture personali fatte della Poesia visiva di Irma Blank, Mirtha Dermisache, Raffaella della Olga e Karl Holmqvist.
Il documentario che accompagna la mostra “Poesia in carne e ossa” di Marco Pavan, ci fa ascoltare le voci di Julien Blaine, Giovanni Fontana e Sarenco che raccontano in prima persona il loro rapporto con la poesia visiva a partire dagli anni sessanta, il potere liberatorio dell’arte, gli sconfinamenti nella poesia sonora e nella performance.Poetic Boom Boom propone un viaggio dentro un movimento che nasce letterario ma si ibrida nelle pratiche artistiche, riconverte i codici visivi intrecciando figurale e verbale, sfonda i confini disciplinari e disinnesca i dualismi, come quelli fra testo e immagine, fra simbolo e icona, tra metonimia e metafora. I poeti visivi realizzano una narrativa segnica non verbalizzata che prosegue ancora oggi con la cultura digitale, fatta di touch-screen, emoji e linguaggi ibridi. Questi artisti e le loro opere ci aiutano a reimmaginare il ruolo del linguaggio, invitandoci a uscire dalle convenzioni e liberarci dalle strumentalizzazioni retoriche dei mass media, per seguire, come diceva Sarenco, il percorso “anarchico e rivoluzionario” della poesia.
Nel documentario i tre artisti Julien Blaine, Giovanni Fontana e Sarenco raccontano il loro rapporto con la poesia visiva, dagli inizi degli anni ’60, attraverso sconfinamenti nella poesia sonora e nella performance. Il documentario si inserisce nell’ambito della mostra “Poetic Boom Boom”, dedicata alla Poesia Visiva Europea, ed esposta alle Gallerie delle Prigioni, Treviso, dal 13 dicembre 2018 al 7 aprile 2019.
Mattia Solari