Alice Ronchi

La ricerca di un “contatto” tattile, spaziale o emotivo appartiene alla pratica scultorea di Alice Ronchi. Nelle sue sculture e installazioni, gli oggetti quotidiani incontrano il mondo dell’invenzione e della fantasia, pur rimanendo sempre ancorate a rigidi moduli di proporzione e precisione geometrica. Il dialogo ragionato tra forma e contenuto è infatti prioritario nel processo creativo dell’artista, che inizia con un’attenta fase di ricerca e di ascolto, per comprendere quante e quali storie un materiale può raccontare, o attivare,  in possibilità formali e di interazione diverse.

Nel tuo studio hai ormai raccolto interi faldoni di disegni che, come un dizionario personalissimo di possibili forme, attendono solo il giusto materiale, luogo e occasione relazionale e spaziale per essere declinati e configurarsi in un’opera.

Si è verissimo, ahimè sono circondata da molte idee che ancora non ho avuto modo di realizzare. Cerco di non pensarci troppo perchè altrimenti mi sento sopraffatta, mi ritrovo in affanno e poi subentra anche il timore di vederle realizzate da altri e di perdere così l’occasione di dar loro vita, è un processo naturale, nulla è nostro, è tutta un’influenza e un dialogo condiviso, tuttavia preferisco non pensarci.

Spesso le idee e i disegni dei lavori non ancora realizzati si accumulano perché quando compare l’occasione di lavorare a una mostra a quel tempo sono già cambiata rispetto a quando li ho creati, le esigenze espressive sono diverse e sempre più di frequente mi ritrovo a interpretare il luogo e le persone che lo abitano, dialogando con lo spazio della mostra come fosse parte dell’opera e così facendo quasi sempre nascono nuovi lavori mai pensati prima.

Nonostante l’amore per i materiali, le forme e gli oggetti il mio interesse principale sono le persone, le loro emozioni, lavorare in maniera invisibile sul loro sguardo e sul loro spirito è ciò che mi affascina. Non l’ho mostrato molto, ma per me è sempre stato più semplice immaginare, creare e lavorare a dei luoghi e a delle specifiche sensazioni piuttosto che a singoli elementi scultorei. Tanti di quei progetti non ancora realizzati che citavi sono principalmente ambienti o grandi complessi di sculture.

Collocandosi in modo equilibrato a metà strada tra il giocoso e il minimalista, fra organico e architettonico, il tuo lavoro appare come una perfetta sintesi di semplicità formale e ricerca emozionale, che dà vita a forme capaci di parlare a tutti, tramite il linguaggio universale della meraviglia. La predisposizione empatica delle forme da te ricreate, rende le tue opere catalizzatori dinamici di relazioni e reazioni. Per questo ti trovi spesso a confrontarti con commissioni site-specific, molte volte nello spazio pubblico, a contatto con le comunità e con le persone.

Inevitabilmente, gran parte di questi progetti pubblici si sono fermati con la pandemia, che ha modificato la possibilità stessa di “contatto”, di relazione dei sensi, fra esseri umani e opera, influendo direttamente sulla tua produzione e sulla tua prassi progettuale. Come pensi che la tua pratica e ricerca siano state influenzate da questo periodo? E quali sono state le conseguenze e le ripercussioni più evidenti sulla quotidianità? Come è terminato il tuo 2020

Si è fortificato in me il desiderio sempre più grande di fare qualcosa di bello che possa, anche solo per un istante, emozionare le persone e giustificare il nostro lavoro anche in un periodo simile”. “Il 2020 è stato un anno veramente triste e completamente fermo come per tutti ma è con grande gioia e sorpresa che ho iniziato il 2021 con l’arrivo di nuovi ed entusiasmanti progetti…

Dall’inizio di questo nuovo anno hai raccontato di aver ricevuto delle nuove commissioni che ti hanno portata a rimetterti in gioco, ripensando e rielaborando tutti questi aspetti in modo nuovo, ma affrontandoli sempre con quello spirito creativo artigiano del “fare”, e risolvere, che da sempre caratterizza il tuo lavoro.

Come in passato, anche molti dei progetti che verranno rivelati nei prossimi mesi ti vedranno lavorare in relazione allo spazio pubblico, il che comporta una relazione con comunità più ampie, e non necessariamente solo quella dell’arte contemporanea…

Questo tipo di requisito costringe l’artista a ripensare il proprio ruolo nella società. In questa nuova fase di ripresa, come pensi che questo potrebbe cambiare o essere diversamente riconosciuto all’interno del sistema dell’arte?

Spero che ci sia un dialogo sempre più ravvicinato ed esteso. Spero nell’opportunità data agli artisti di mostrare alla comunità che l’arte si occupa anche di qualcosa di intangibile ma fondamentale, e che ha la capacità di muoversi dentro e di sfiorare i suoi interlocutori. Spero venga sempre di più diffuso e compreso il potenziale dell’arte che non svolge un ruolo decorativo, non solo adorna le città ma potenzialmente le smuove, le intrattiene e le emoziona. La sfida è altissima sia per noi artisti essere all’altezza di questa responsabilità sia per il resto del pubblico di accoglierla, non biasimo gli scettici ma basta un solo sguardo curioso e ne sarà valsa la pena. 

 

VITA&OPERE

Alice Ronchi (1989, Ponte dell’Olio, Italia) vanta numerose mostre personali, collettive e commissioni pubbliche in Italia e all’estero. Recentemente le è stata commissionata da Pirelli & Pirelli Hangar Bicocca la realizzazione dei trofei di Formula 1 del Grand Prix di Imola. Sempre quest’anno parteciperà alla mostra curata da Massimiliano Finazzer Flory al City Life park, Milano e alla collettiva curata da Stefania Angelini all’Hotel La Vague, Saint Paul de Vence, Francia.

VEDI IL SUO LAVORO IN MOSTRA

VITA&OPERE

Alice Ronchi (1989, Ponte dell’Olio, Italia) vanta numerose mostre personali, collettive e commissioni pubbliche in Italia e all’estero. Recentemente le è stata commissionata da Pirelli & Pirelli Hangar Bicocca la realizzazione dei trofei di Formula 1 del Grand Prix di Imola. Sempre quest’anno parteciperà alla mostra curata da Massimiliano Finazzer Flory al City Life park, Milano e alla collettiva curata da Stefania Angelini all’Hotel La Vague, Saint Paul de Vence, Francia.

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